(Meridiananotizie) Roma, 12 giugno 2012 – Anche a Roma dal 21 giugno (ma sulla data non c’è certezza perché in attesa di licenza), sarà possibile gustare e acquistare i prodotti di alta qualità, tutti rigorosamente nostrani, provenienti da ogni parte d’Italia. Arriva infatti nella capitale Eataly una rete che, da Torino a New York, mette in mostra, spiega, cucina e commercializza i gioielli dell’agroalimentare Made in Italy attraverso le pizzerie, i ristoranti, le piadinerie, le caffetterie e i vari punti vendita contenuti al suo interno.
Dai vini ai primi piatti, dai salumi ai formaggi, dalla carne al pesce, dal caffè alla pizza saranno oltre 14mila i prodotti proposti al pubblico come spiegato dall’inventore di Eataly, Oscar Farinetti, che si appresta dunque ad inaugurare la 19° sede della catena che ha riscosso notevole successo di pubblico nel mondo grazie all’esaltazione dei prodotti italiani e che sorgerà all’interno dell’Air Terminal della stazione Ostiense, la struttura progettata dall’architetto spagnolo Julio Lafuente per i Mondiali di Italia ’90 e poi abbandonata in anni di degrado urbano ma che adesso, grazie all’investimento di 80 milioni di euro di Farinetti e i suoi tre figli, e con un progetto dell’architetto Carlo Piglione, torna finalmente in funzione. Intervenuta alla presentazione della nuova sede romana di Eataly il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.
Sono oltre 550 i giovani assunti a Roma, ”contratti a tre mesi poi si vede” dice Farinetti, forte del successo dell’esperienza imprenditoriale della catena Unieuro (elettronica) legata all’ottimismo proclamato negli spot da Tonino Guerra, abbraccia ora il credo di Slow Food e guarda al Salone del Gusto di Carlo Petrini. Lo fa da passionario, ma soprattutto da chi sa far di conto conoscendo vizi e virtù degli italiani: ”La gente sa che cosa e’ l’Abs, il sistema frenante nelle auto, e poi non sa dire la differenza tra grano tenero e duro; devo convincere le persone a spostare i loro soldi da vestiti e orologi al cibo. Voglio far sentire “figo” chi mangia, sapendo che esistono 200 tipi di mele. Un inno alla biodiversita’. E a Manhattan la vendita di pesto ligure, Barolo, parmigiano reggiano muove 80 milioni di fatturato”.
Il servizio di Giulia Taccioli
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