(Meridiananotizie) Roma, 27 nopvembre 2012 – Internet è un potente mezzo di comunicazione, ma può anche trasformarsi in una trappola; i giovani sono consapevoli del rischio che corrono ad infliggere un danno o peggio a subirlo? Questo il tema del convegno “Cyberbullismo e rischio devianza” promosso dal Ministero dell’Istruzione università e Ricerca all’interno del progetto “Più scuola meno mafia”.
Il fenomeno si inserisce nel quadro più ampio del bullismo per la vergogna che causa nella vittima e per la sopraffazione fisica, psicologica e verbale provocata dal bullo; la nuova forma di disagio sociale nata grazie al web è facilitata dall’uso massiccio e inappropriato di internet da parte degli studenti e si realizza attraverso azioni che in gergo vengono chiamate: flaming, ossia messaggi volgari, tricky tramite il quale il bullo diffonde informazioni private on-line; denigration ossia la distribuzione in rete o via sms di messaggi falsi o dispregiativi per arrivare all’happy slapping, ossia la diffusione di un video in cui un ragazzo viene preso a schiaffi. La soluzione al problema, secondo Anna C. Boldry del dipartimento di psicologia della seconda università di Napoli, non consiste nell’evitare l’utilizzo di internet ma nel miglioramento della percezione del potere di quest’ultimo da parte dei giovani e nella collaborazione dei genitori.
“Il ministero lavora costantemente per la lotta a queste forme di violenza” ha commentato Marco Rossi Doria, sottosegretario all’istruzione. “La lotta al cyberbullismo va di pari passo al progetto di lotta alla mafia che oltre a reimpiegare ai fini dell’istruzione e della formazione i beni confiscati alla criminalità organizzata realizza progetti integrati nel settore educativo” come spiega Maria Fedele Responsabile del piano nazionale del Miur su scuola e mafia.
Il servizio di Luisa Deiola
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