(Meridiananotizie) Roma, 19 dicembre 2012 – Più servizi, più qualità, meno sprechi. Dopo sei anni di gestione fallimentare della sanità regionale, dicono Cgil, Cisl, Uil, è giunto il momento di rivedere il Piano di rientro. Secondo i sindacati i tagli lineari proposti dal Commissario Bondi non tengono conto delle specificità che caratterizzano la sanità laziale e i bisogni di salute delle persone, provocando un malcontento generale, come sostiene il segretario regionale Cgil, Claudio Di Berardino: “Ogni cittadino di questa Regione si sta rendendo conto che le scelte di Polverini e Bondi vanno nella direzione opposta ad un funzionamento normale di un sistema sanitario pubblico e privato. Per questo da tempo stiamo spingendo per la fine del commissariamento perché la politica deve tornare in campo per fare le scelte. Dobbiamo riorganizzare e riqualificare la sanità perché neanche noi siamo soddisfatti di come funziona l’attuale sanità. Ma se si continua a tagliare avremo meno sanità, sai privata che pubblica, più disoccupati e un sistema sanitario che non riesce a dare le risposte ai cittadini”.
Se confermato il disavanzo di circa 900 milioni di euro stimato dal commissario Bondi per il 2013, provocherebbe un potenziale ulteriore aumento delle addizionali. A questo proposito il segretario generale Cisl Lazio, Tommaso Ausili, è realista sugli sforzi che devono essere compiuti, tenendo però a ricordare come la qualità dei servizi non debba essere intaccata: “In base alla legge dobbiamo scendere da 900 milioni a 500 milioni di disavanzo, altrimenti ci sarà il piano di rientro. La prima cosa da fare è dire la verità: dovremmo abbassare di ulteriori 400 milioni il nostro disavanzo nel 2013. Non è cosa semplice ma neanche impossibile se considerate che nel 2006 abbiamo registrato un deficit di 1,9 miliardi e adesso l’abbiamo dimezzato. Credo che ci siano ancora le possibilità per fare le manovre di risparmio senza incidere sulla qualità e sull’offerta dei servizi”. Il segretario generale Uil Roma e Lazio, Luigi Scardaone, invece sospetta che dietro il fallimento di tante strutture ospedaliere possano celarsi interessi economici di tipo edilizio: “Il commissario non è romano, però a Roma da troppo tempo siamo abituati a vedere maggioranze stabilite dal dio mattone e non vorrei che tante dismissioni di ospedali che stanno anche in zone interessanti dal punto di vista edilizio possano servire come merce di scambio. Quindi il problema è anche quello delle alleanze e dell’uso che si vuol fare delle superfici mediche”.
Il servizio di Andrea Fiorilli
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