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(MeridianaNotizie) Roma, 10 luglio 2013 – I nuovi occupati nel privato o nella pubblica amministrazione sono tutti precari, crescono i lavoratori part-time a bassissimo reddito; interi settori dei servizi pubblici vengono ceduti ai privati, con un aumento della spesa pubblica e un peggioramento del servizio e delle condizioni di lavoro. Sono questi solo alcuni dei problemi del Lazio rispetto ai quali l’Unione dei Sindacati di Base pretende l’intervento della Giunta Regionale. I lavoratori e i sindacalisti, riuniti sotto il palazzo di Via Cristoforo Colombo richiedono un piano complessivo che dal reddito alla casa, dalla re- internalizzazione di servizi e dei lavoratori, al superamento del precariato, fino ad un progetto serio di nuova occupazione nei servizi fondamentali, permetta di invertire la rotta. L’auspicio dei manifestanti e’ che la Giunta possa utilizzare anche fondi europei per fronteggiare i vari problemi per cui sono in protesta.
L’Usb denuncia ancora: il record di ore di cassa integrazione, disoccupazione giovanile oltre il 36%, una moltitudine di aziende che chiudono; i prezzi delle case che salgono alle stelle e la mancanza di case popolari. Inoltre, il sindacato registra lo sperpero di suolo per fini speculativi, l’assenza di una vera programmazione industriale, un piano di grandi opere completamente inutili, devastanti per il territorio e onerose per la casse della Regione. “I beni comuni della cittadinanza sperperati in una miscela esplosiva di cattiva gestione, incapacità e clientelismo. La sanità pubblica rischia di essere smantellata da quella privata, il precariato domina nelle varie aziende anche facenti capo alla Regione, il trasporto pubblico è al collasso, il problema dell’emergenza casa e degli sfratti è sempre più urgente”, si legge nel comunicato del sindacato. “Basta con la vergogna di una legge approvata e mai più finanziata – dichiara Guido Lutrario della Confederazione USB Lazio – Il nuovo governo regionale deve recuperare rapidamente, già dall’imminente assestamento di bilancio, la legge n.4/2009 che istituiva il reddito minimo garantito e tornare a finanziarla”.
“Già all’epoca della sua approvazione il grande numero delle domande ammesse, 115mila, dimostrava l’esistenza di una grandissima sofferenza nella nostra Regione. Oggi le cose sono peggiorate e non è più tollerabile aspettare ancora, soprattutto di fronte al dato ormai conclamato di una incapacità sistematica ad utilizzare i fondi che l’Europa mette a disposizione della regione Lazio per affrontare i temi dell’inclusione sociale e della lotta alla povertà. E ricordiamoci – ha continuato Lutrario – che si tratta di soldi nostri, recuperati dalle tasse dei lavoratori”.
Il servizio di Luisa Deiola
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