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Il suo iter “criminale” nasce nel 2006, quando uccide ad Alessandria un coetaneo con alcune coltellate.
(MeridianaNotizie) Roma, 16 luglio 2013 – L’assassino di Vincenzo Femia, l’uomo caduto vittima di un agguato di mafia il 25 gennaio scorso, ha finalmente un volto e un nome. Gianni Cretarola avrebbe trucidato, secondo le indagini, con due colpi d’arma da fuoco il 62enne in via della Castelluccia di San Paolo, nella periferia della Capitale. Cretarola nasce a Sanremo da madre calebrese, quindi si trasferisce a Roma, dove si stabilisce in un appartamento in via Palmiro Togliatti, dove e’ stato arrestato. Il suo iter “criminale” nasce nel 2006, quando uccide ad Alessandria un coetaneo con alcune coltellate. In carcere accoltella un detenuto straniero ed e’ qui, secondo gli investigatori, che cominciano i suoi contatti con la ‘ndrangheta. Uscito nel 2010 era sottoposto alla misura di sorvegliato speciale. Fissato per la palestra, a Roma svolge l’attivita’ di personal trainer.
La vittima, trasferitasi a Roma da molti anni, era considerato il più importante rappresentante di una delle più potenti famiglie ‘ndrengatiste, esponente capitolino della cosca di San Luca. Il movente non risulta ancora chiaro ma l’ipotesi è che Femia si stesse opponendo all’apertura di una “locale”, in gergo struttura organizzativa simile al “mandamento” di Cosa Nostra. Tale diniego sarebbe stato quindi pagato con la vita. A Cretarola gli investigatori della squadra mobile sono giunti con intercettazioni e pedinamenti, esaminando i tabulati del suo cellulare. “L’attività sull’omicidio non risulta ancora conclusa”, ci tiene a precisare il Dirigente della Squadra Mobile, Renato Cortese, “in quanto sono ancora presenti dei punti oscuri nella vicenda”.
Il servizio di Simona Berterame
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