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La particolarità risiede nella loro capacità di riprodursi molto rapidamente, ogni 24 ore, e in maniera indefinita a causa di una mutazione provocata dalla stessa malattia, e per queste ragioni sono dette immortali.
(MeridianaNotizie) Roma, 9 agosto 2013 – E’ finalmente organizzato in una banca dati il Dna delle cellule ‘immortali’ di Henrietta Lacks, la donna morta di cancro nel 1951 e le cui cellule tumorali sono diventate le più studiate per la capacità che hanno di produrre una nuova generazione ogni 24 ore a causa di una mutazione provocata dal tumore stesso. Dopo anni di controversie, il Dna delle cellule ‘immortali’ di Henrietta Lacks trova finalmente pace ‘legale’: l’uso delle cellule più sfruttate dalla ricerca medica e al centro di polemiche in quanto ottenute senza autorizzazione trova soluzione grazie a un accordo fra i National Institutes of Health (Nih) degli Usa e la famiglia della donna. Le cellule asportate all’epoca alla Lacks (chiamate HeLa) sono, grazie alle loro caratteristiche, le più studiate e importanti nella ricerca sul cancro.
“L’accordo raggiunto è molto importante”, ha osservato il genetista Giuseppe Novelli, dell’università di Roma Tor Vergata. ”Innanzitutto – ha spiegato – fornisce uno standard alle cellule più usate al mondo e richiama l’attenzione, mettendo fine a una lunga polemica, sulla necessità chiare di norme etiche”. Note come le ‘immortali’, le HeLa sono le cellule del cancro della cervice prelevate dall’afroamericana Henrietta Lacks nel 1951, pochi mesi prima della sua morte, e che sono diventate nel tempo le cellule più usate nel campo della ricerca medica, ad esempio per lo studio di tumori e vaccini.
La particolarità risiede nella loro capacità di riprodursi molto rapidamente, ogni 24 ore, e in maniera indefinita a causa di una mutazione provocata dalla stessa malattia, e per queste ragioni sono dette immortali. L’enorme diffusione di questa linea cellulare aveva sollevato nel tempo grandi problemi di natura etica e contestazioni economiche in quanto le HeLa vennero prelevate e poi diffuse senza alcun consenso della paziente o dei parenti. Ora, a distanza di oltre 60 anni, attraverso l’accordo stretto tra l’Nih e i parenti della Lacks i dati genetici saranno posti in un database controllato e per usarli i ricercatori saranno obbligati ad accettare le condizioni definite dall’accordo con la famiglia. “All’epoca della Lacks – ha proseguito Novelli, anche membro del comitato etico di Tor Vergata – non esistevano norme sull’uso dei campioni, mentre oggi i pazienti hanno diritto al cosiddetto consenso informato. Come comitato etico noi vogliamo che le documentazioni riportino l’uso specifico dei campioni e se verranno utilizzati a scopo commerciale. Riteniamo infatti cruciale il diritto di sapere dove siano le cellule di ogni paziente, a chi vengono mandate, oppure che chi le riceve non le mandi ad altri senza una specifica autorizzazione. In Italia sarebbe inoltre opportuno che le normative fossero organizzate da un unico centro a livello nazionale e non a livello di singole università, come accade oggi.
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