La vittima era tossicodipendente. In merito al decesso si è espresso il garante delle carceri: “La tossicodipendenza è una malattia, non un reato e
chi vi è affetto non dovrebbe stare in un carcere ma in una comunità terapeutica di recupero”
(MeridianaNotizie) Roma, 20 settembre 2013 – Sale a 14 il numero dei morti in carcere: un detenuto di 42 anni è deceduto nella sua cella del carcere di via Aurelia di Civitavecchia. Sarà un’autopsia ad accertare le cause della scomparsa. Il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni ha comunicato la notizia tramite una nota: “Il decesso risale allo scorso martedì, del detenuto, un italiano di 42 anni, non sono state rese note le generalità. A quanto appreso dai collaboratori del Garante che operano quotidianamente nei due istituti di pena di Civitavecchia, la vittima era in attesa di primo giudizio ma, in passato, era già stato in carcere per altre circostanze”.
La vittima era un tossicodipendente conclamato ed era stato preso in cura dal SERT. Dallo scorso mese di gennaio ad oggi i decessi registrati nelle carceri del Lazio sono stati 14: cinque i suicidi, tre per malattia e cinque per cause da accertare. Al computo va aggiunta anche una donna che lavorava come infermiera a Rebibbia. “Dalle prime informazioni assunte – ha detto il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni – quello di Civitavecchia non dovrebbe essere classificato come suicidio. Al di là delle circostanze che hanno portato alla morte di quest’uomo resta, tuttavia, da affrontare il nodo dei detenuti tossicodipendenti in carcere che rappresentano oltre il 25% dei reclusi in tutta Italia. La tossicodipendenza è una malattia, non un reato e chi vi è affetto non dovrebbe stare in un carcere ma in una comunità terapeutica di recupero, soprattutto se è accusato di reati minori. Il problema è che non è in grado di offrire alcun conforto medico e terapeutico per i tossicodipendenti, per i più deboli e per quanti sono affetti da problematiche di carattere psichiatrico. Il sovraffollamento, la ristrettezze economiche, i vuoti di organico sono tutti fattori che costringono a guardare ai grandi numeri e non alle persone, ai loro problemi ed alle loro debolezze”.
Il servizio di Luisa Deiola
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