GUARDA IL VIDEO
I ladri di tombe infatti hanno portato alla luce monete, strutture di edifici di età romana, 5 elementi architettonici in marmo e oltre 24mila frammenti di terracotta, il tutto grazie ad una attrezzatura d’avanguardia utilizzata per lo scavo clandestino
(MeridianaNotizie) Roma, 4 settembre 2013 – Dove non arriva lo stato arrivano i tombaroli. Curioso è il caso del sito archeologico di Giunone Sospita (la salvatrice) nei pressi del comune di Lanuvio, ai Castelli Romani. Il sito era infatti finora sconosciuto ai mappali della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ma non ai tombaroli che hanno fatto il “prezioso” lavoro di archeologi e studiosi. I ladri di tombe infatti hanno portato alla luce monete, strutture di edifici di età romana, 5 elementi architettonici in marmo e oltre 24mila frammenti di terracotta, il tutto grazie ad una attrezzatura d’avanguardia utilizzata per lo scavo clandestino, ovvero metal detector, apparecchi ricetrasmittenti, vanghe e badili.
Il furto è stato sventato nel corso dell’operazione denominata “Giunone” e condotta dalle Fiamme Gialle del Grippo tutela patrimonio archeologico di roma, che hanno sequestrato l’intero fondo agricolo interessato dallo scavo, dell’estensione di circa 17mila metri quadrati, sul quale insistono diverse strutture murarie monumentali “in opus reticulatum ed incertum” risalenti all’epoca tardo-repubblicana ed imperiale, riportate alla luce proprio dai tombaroli. All’interessante scoperta si è giunti a seguito degli accertamenti svolti nel corso di quattro distinte operazioni – dirette e coordinate dalle Procure della Repubblica di Roma e di Velletri – che, nei mesi scorsi, avevano portato al sequestro di oltre 500 opere ed alla denuncia di cinque persone, tutte italiane.
Il servizio di Cristina Pantaleoni
Altre videonews di Cronaca
Magliana, spara alla moglie per gioco e la uccide. Arrestato 73enne
Cristoforo Colombo, 41enne spara in strada: causa del gesto un debito di denaro
Gioco del Lotto, arriva L’Ambetto la nuova sorte che premia chi “ci va vicino”