Nella fattoria dell’ospedale Fatebenefratelli chi è affetto da queste patologie può sperimentare benefici concreti sulla malattia e più in generale sulla qualità della vita attraverso l’onoterapia
(MeridianaNotizie) Roma, 17 ottobre 2013 – Sono docili, pazienti e socievoli: non si tratta di cani ma di asini. Il loro aiuto è prezioso non per il lavoro dei campi ma per assistere persone affette da disturbi quali l’autismo o l’Alzahimer. Dove è possibile tutto ciò? Nel mondo dei sogni? No, alle porte di Roma, e più precisamente a Genzano, nei Castelli romani. Nella fattoria dell’ospedale Fatebenefratelli – la prima all’interno di un ospedale – chi è affetto da queste patologie può sperimentare benefici concreti sulla malattia e più in generale sulla qualità della vita attraverso l’onoterapia. “L’asino – spiega l’Antas onlus, che gestisce l’iniziativa all’ospedale – Da sempre considerato un animale è in realtà più simile a un cane o a un gatto piuttosto che a un cavallo. È docile, addomesticabile, prevedibile e calmo: tutte caratteristiche fondamentali per approcciarsi ad alcune malattie come l’autismo e l’Alzheimer”.
A rendere unico l’esperimento dell’Ospedale di Genzano è il fatto che l’onoterapia non si pratica in una struttura esterna ma in una vera e propria mini-fattoria, dove vivono 4 asinelli (i loro nomi sono Concetta, Yura, Rosina, e la piccola Margot che ha 1 mese) gestiti dagli operatori di Antas onlus che da anni si impegna a divulgare e dimostrare l’efficacia dell’onoterapia in ausilio alla medicina tradizionale. L’organizzazione non profit è stata tra le prime a credere nell’importanza delle coterapie tanto da aver messo su l’Happy Valley: una struttura sperimentale che sorge nei pressi di Tivoli dove laboratori di arte e musica, oltre all’onoterapia e alla pet therapy, entrano a far parte di un percorso terapeutico strutturato da una equipe di professionisti. I responsabili di Antas sono i maggiori referenti per l’onoterapia in Italia, anche perché i più all’avanguardia visto che si confrontano con le novità che praticano all’estero soprattutto a Parigi e Berlino.
Nella fattoria di Genzano tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, gli operatori Antas sono impegnati insieme a medici e pazienti in un percorso di riabilitazione che ha alla base un concetto molto semplice: prendersi cura dell’animale per migliorare il rapporto con se stessi. I ragazzi autistici praticano l’onoterapia sotto la supervisione del dottor Giovanni Carratelli, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta che spiega come il rapporto con l’asino porti a una riduzione dei sintomi”. “Prima di tutto c’è un aspetto motivazionale – spiega Carratelli – questi ragazzi difficilmente si lasciano coinvolgere in qualche attività, mentre con l’asino si instaura subito un rapporto non verbale, in cui la comunicazione avviene con il contatto dello sguardo, e la relazione è finalizzata ad attività pratiche come dargli mangiare, spazzolarlo, condurlo in passeggiata. Abbiamo avuto effettive manifestazioni del fatto che prendersi cura dell’animale ha prodotto una riduzione dei gesti stereotipati e ripetitivi che caratterizzano i comportamenti autistici e un aumento della capacità di socializzare”. “A beneficiare dei risultati dell’onoterapia sono anche le famiglie dei ragazzi in cura. I genitori – aggiunge Carratelli – sono molto contenti e ci dicono che notano maggiore autostima ed equilibrio nei loro figli”. “Purtroppo l’Alzheimer non ha cura e le ultime realtà di gestione di questa malattia vengono da terapie non farmacologiche – dichiara Massimo Marianetti, neurologo e psicoterapeuta, direttore medico scientifico del centro sperimentale Alzheimer e si occupa dei pazienti con patologie neurodegenerative – l’asino però è un animale estremamente docile e riesce ad avere un effetto stabilizzante dell’umore. I pazienti ricoverati da noi sono migliorati a livello cognitivo e comportamentale: grazie alle emozioni positive che ricevono dall’animale, diventano più attenti, concentrati, presenti e tranquilli. Abbiamo notato anche effetti a lungo termine nel ritmo sonno veglia e nell’appetito. Nel concreto si rallenta ulteriormente il progredire della malattia e i familiari osservano anche una riduzione dell’aggressività”. “L’esperimento di Genzano è un unicum mondiale e sono molto contento di questa esperienza – conclude il neurologo – anche perché il medico stesso si arricchisce molto sia a livello umano, nel rapporto con il paziente, sia nella comprensione stessa della malattia”.
Unanime dunque il parere dei medici che praticano l’onoterapia all’Ospedale di Genzano: i risultati sui pazienti sono positivi. Non ci sono ancora schede standardizzate perché per ora i medici si limitano all’osservazione visto che il dato che interessa di più in questo tipo di patologie è la qualità di vita del paziente. Ma l’onoterapia è già entrata nel dibattito scientifico ed alcune sperimentazioni sono state presentate a convegni importanti come quelli dell’Istituto Superiore di Sanità. L’obiettivo è comunque quello di riuscire ad avere un riscontro scientifico dei benefici della terapia.
di Luisa Deiola
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