Davanti la chiesa di viale Alessandrino un tappeto di fiori. Una chiesa non eccessivamente gremita, in segno di rispetto alla richiesta dei genitori di avere una celebrazione privata e raccolta
(MeridianaNotizie) Roma, 31 ottobre 2013 – “Come faccio senza Simone mio”. Accompagnata dal grido straziante della madre, la bara entra nella chiesa per l’ultimo saluto che amici e parenti hanno voluto rivolgere al 21enne morto suicida gettandosi dall’ex pastificio sulla Casilina. Davanti la chiesa di viale Alessandrino un tappeto di fiori. Una chiesa non eccessivamente gremita, in segno di rispetto alla richiesta dei genitori di avere una celebrazione privata e raccolta.
“Voleva diventare un infermiere, per aiutare gli altri ed era sempre pronto a dire ‘grazie'”, così il Parroco durante l’omelia. E un invito rivolto a tutta la comunità a stringersi attorno alla famiglia, provata da una tragedia incommensurabile.
Il momento più straziante, dopo la benedizione e l’aspersione del feretro, è quello della lettura dei pensieri e delle lettere, soprattutto quelle della sorella e della zia di Simone, ultimo gesto di addio. Abbracci e saluti, il cordoglio di una intera comunità alla famiglia, sia chi Simone lo conosceva sia chi qui ci è venuto solo per ricordare un giovane ragazzo come tanti strappato troppo presto alla vita, spezzano il silenzio di una celebrazione sommessa e sofferta. Poi, il lungo applauso dei presenti alla celebrazione, si ricongiunge ai tanti che affollano il sagrato e la via antistante la chiesa di S.Giustino, mentre salutano la bara bianca che viene portata via.
Il servizio di Teresa Ciliberto
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