L’indagine “Lazarus”, condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Pesaro. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla procura pesarese, una lunga serie di abusi commessi dai cinque necrofori finiti agli arresti domiciliari, all’epoca dei fatti in servizio presso l’obitorio dell’Ospedale “San Salvatore” di Pesaro.
(MeridianaNotizie) Roma, 23 ottobre 2013 – La guardia di finanza di Pesaro ha arrestato cinque ex necrofori del nosocomio cittadino, mentre altre 29 persone, tra le quali medici e impresari funebri, sono indagate per peculato e truffa. I cadaveri venivano sezionati per rubare pacemaker, mentre corredi funerari erano venduti a 500 euro e vestizioni a pagamento dei defunti eseguite senza versare un euro nelle casse dell’ospedale.
L’indagine “Lazarus” – si è conclusa dopo due anni di lavoro : l’indagine “Lazarus”, condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Pesaro. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla procura pesarese, una lunga serie di abusi commessi dai cinque necrofori finiti agli arresti domiciliari, all’epoca dei fatti in servizio presso l’obitorio dell’Ospedale “San Salvatore” di Pesaro.
Vendevano a 500 euro gli abiti per vestire le salme – Stando alle accuse, i cinque vestivano i defunti per il funerale incamerando le somme che avrebbero dovuto versare all’azienda sanitaria. Spesso si recavano a casa delle persone decedute in orario di lavoro, abbandonando l’obitorio. Ai familiari dei morti vendevano a caro prezzo – in media 500 euro – un paio di scarpe, un abito o un rosario per comporre la salma nella bara. I titolari delle imprese di pompe funebri pensavano poi a ricompensare i necrofori con somme comprese fra i 100 e i 500 euro, tanto che a fine mese i cinque potevano contare su mance extra fino a 10mila euro.
Asportavano pacemaker dalle salme : Tre degli arrestati sezionavano le salme senza autorizzazione, asportando presidi sanitari come i pacemaker, e praticando iniezioni di formalina per “abbellire” i cadaveri. Sotto inchiesta anche due operatori cimiteriali, sottoposti ad obbligo di dimora, che pilotavano i casi di riesumazione delle salme in cambio di denaro versato da imprese compiacenti.
Indagati anche medici, dipendenti pubblici e impresari funebri – Ventisette gli indagati a piede libero fra medici, dipendenti pubblici e impresari di pompe funebri: o chiudevano un occhio davanti alle truffe, o peggio erano d’accordo con i necrofori. I reati ipotizzati sono peculato, truffa aggravata, rivelazione d’ufficio, esercizio abusivo della professione medica. In caso di condanna rischiano pene severissime.
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