Il rapporto parla di una società, troppo spesso ad un passo dal crollo. “Negli anni della crisi abbiamo avuto il dominio di un solo processo, che ha impegnato ogni soggetto economico e sociale: la sopravvivenza”
(MeridianaNotizie) Roma, 6 dicembre 2013 – “Una società sciapa e infelice, senza fermento e dove circola troppa accidia, furbizia generalizzata, crescente evasione fiscale, disinteresse per le tematiche di governo del sistema e passiva accettazione della comunicazione di massa”. Questa è l’Italia che fotografa il Censis nel 47° rapporto sulla situazione sociale del Paese.
Il rapporto parla di una società, troppo spesso ad un passo dal crollo. “Negli anni della crisi abbiamo avuto il dominio di un solo processo, che ha impegnato ogni soggetto economico e sociale: la sopravvivenza. – continua – C’è stata la reazione di adattamento continuato ( spesso il puro galleggiamento) delle imprese e delle famiglie. Abbiamo fatto tesoro di ciò che restava nella cultura collettiva dei valori acquisiti nello sviluppo passato (lo «scheletro contadino», l’imprenditorialità artigiana, l’internazionalizzazione su base mercantile), abbiamo fatto conto sulla capacità collettiva di riorientare i propri comportamenti (misura, sobrietà, autocontrollo), abbiamo sviluppato la propensione a riposizionare gli interessi (nelle strategie aziendali come in quelle familiari).”
Secondo i ricercatori del Censis si sarebbe rotto lo storico perno della agiatezza e della coesione sociale. Da ciò nasce uno scontento rancoroso che avrebbe determinato una vera e propria fuga dall’Italia. Infatti negli ultimi dieci anni si è raddoppiato il numero degli italiani che hanno trasferito la propria residenza all’estero, passando dai circa 50mila del 2002 ai 106 mila del 2012, una percentuale che cresce del 28% solo tra il 2011 e il 2012. Una reazione al grave disagio sociale, all’instabilità lavorativa e sottoccupazione che interessa il 25,9% dei lavoratori: una platea di 3,5 milioni di persone ha contratti a termine, occasionali, sono collaboratori o finte partite Iva. Ci sono poi 4,4 milioni di italiani che non riescono a trovare un’occupazione “pure desiderandola”. Per il Censis “2,7 milioni sono quelli che cercano attivamente un lavoro ma non riescono a trovarlo, un universo che dallo scoppio della crisi è quasi raddoppiato (+82% tra il 2007 e il 2012)”. Ci sono poi 1,6 milioni di italiani che, “pur disponibili a lavorare, hanno rinunciato a cercare attivamente un impiego perché convinti di non trovarlo”.
Tuttavia in questo quadro il Censis intravede alcuni segnali positivi. Si registra una sempre più attiva responsabilità imprenditoriale femminile (nell’agroalimentare, nel turismo e nel terziario di relazione), l’affermazione degli stranieri e la dinamicità di tutti quegli italiani che studiano e/o lavorano all’estero e che possono contribuire al formarsi di una Italia attiva nella grande platea della globalizzazione.
Servizio di Teresa Ciliberto
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