Una vetrina che con le sue 45 opere in esposizione, riunisce repliche e rivisitazioni antiche diffuse oggi nei musei europei
(MeridianaNotizie) Roma, 4 febbraio 2014 – “Spinario. Storia e fortuna”. Questo il nome della mostra ospitata ai Musei Capitolini dal 5 febbraio al 25 maggio e curata da Claudio Parisi Presicce.
Bronzetti, disegni e quadri ispirati allo Spinario ne daranno una panoramica completa del successo ottenuto nel tempo. Una vetrina che con le sue 45 opere in esposizione, riunisce repliche e rivisitazioni antiche diffuse oggi nei musei europei. Sono 7 le copie e varianti del corpo attraverso cui è noto il tipo del giovane che si toglie la spina dal piede, oltre a due frammenti delle mani, uno dei quali forse non antico.
Spinario. Un’opera che, per la vitalità del tema rappresentato, ha suggerito e ancora suggerisce nella cultura moderna, continue sollecitazioni visive e artistiche. La statua in bronzo dello Spinario, giunta in Campidoglio nel 1471 con la donazione dei bronzi lateranensi al Popolo Romano da parte di Sisto IV, rappresenta uno dei massimi capolavori della scultura antica, che ha conosciuto un’ininterrotta fortuna nell’evo antico come in quello moderno. Dal primo Rinascimento lo Spinario acquisì una grande notorietà e, da allora, è sempre stato al centro di interpretazioni che ne hanno messo in evidenza, di volta in volta, temi tra loro contraddittori: infatti è un soggetto che è stato solitamente identificato con un pastorello, anche se veniva collegato ad un racconto di tipo eroico. Ampie dispute anche sul rango della scultura, con la contrapposizione di fautori di cronologie molto distanti tra loro: un’opera di stile severo o della scuola di Pasitele prima, un’opera originale del III o del I secolo a.C. poi.
Lo Spinario ospitato dai Musei Capitolini è stato creato in età ellenistica e giunto a noi in questa redazione di I secolo a.C. Piccola scultura che riproduce un pastorello, all’incirca dodicenne, seduto su un sedile di roccia, curvo in avanti nell’intento di togliersi una spina dal piede sinistro, la cui pianta è poggiata sul ginocchio destro. Non è una rappresentazione idealizzata né l’immagine di un dio, ma un soggetto di genere che prende spunto da un evento o da una condizione contingente. In particolare, l’opera ritrae una figura giovanile, minuta e concentrata in un gesto che tradisce fragilità e inesperienza, rivelando in maniera didascalica i rischi e le conseguenze di piccole avventure nel bosco, passeggiate in luoghi ameni e bucolici, molto apprezzate dai cittadini benestanti delle grandi metropoli ellenistiche.
Servizio di Teresa Ciliberto
Altre videonews di cultura
VIDEO > Dal 5 febbraio al 25 maggio le opere di Giacometti alla Galleria Borghese
VIDEO > In mostra a Trastevere il paesaggio italiano visto attraverso gli occhi dei fotografi