“Più che un ‘governo del fare’, questo è il ‘governo delle fan-fare’”. A dirlo Pierpaolo Leonardi, Esecutivo Nazionale USB
(MeridianaNotizie) Roma, 14 marzo 2014 – Gabbie, bare, cartelli e magliette con su scritto “basta con la spending review, investire nei servizi pubblici”. Prende il via così la manifestazione organizzata dall’Unione Sindacale di Base (USB) contro la spending review. Manifestazione che si è poi tramutata in corteo, partendo da piazza Vidoni fino ad arrivare a piazza Montecitorio.
“Più che un ‘governo del fare’, questo è il ‘governo delle fan-fare’”. A dirlo Pierpaolo Leonardi, Esecutivo Nazionale USB. “Fra i molti frizzi, motti, strizzate d’occhio alle telecamere e ai social network – ha aggiunto Leonardi – il Presidente imbonitore non dice che le sue promesse verranno finanziate dai tagli della spending review, ovvero meno servizi sociali, privatizzazioni dei gioielli di famiglia, vendita di consistenti parti del patrimonio pubblico; pesante attacco al pubblico impiego, con decine di migliaia di persone in mobilità; chiusure e accorpamenti di uffici; chiusura o privatizzazione delle partecipate, in particolare trasporti, igiene ambientale e servizi alla persona, i cui costi comunque lieviteranno per i cittadini.”
Non si rinnovano i contratti – prosegue l’analisi di Leonardi – e quanto promesso di recupero economico attraverso una modifica della tassazione per i redditi fino a 25.000 euro non copre neanche lontanamente quanto si perde, e quanto si si è perso, con il blocco dei contratti e della vacanza contrattuale”. “Ai pensionati non va un euro – aggiunge il dirigente Usb – neanche a quelli al minimo. Non va un euro a coloro che guadagnano meno di 8.000 euro l’anno e che quindi non pagano tasse, gli incapienti. Ai disoccupati non va un euro né un pensiero. Agli ex-LSU ATA e a tutto il mondo del precariato non si dà alcuna prospettiva di lavoro e di reddito. La Cassa integrazione in deroga scompare, e quella ordinaria e quella speciale non potranno intervenire in caso di cessazione dell’attività. Alle imprese si regalano nuove flessibilità, allungando a tre anni il periodo di prova e, così facendo, si elimina l’articolo 18 per ben 3 anni, portando a 36 mesi, dai dodici della Fornero, l’a-casualità, cioè l’obbligo di dichiarare la causa del perché si assumeva a tempo determinato e non a tempo indeterminato”.
Servizio di Teresa Ciliberto
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