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Teatro dell’Opera di Roma, giovani musicisti suonano il Nabucco in piazza

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(MeridianaNotizie) Roma, 6 ottobre 2014 – Giovani musicisti in cerca di un lavoro stabile, che difendono gli orchestrali e i coristi dell’Opera di Roma licenziati in blocco. Durante il sit-in di fronte al Teatro dell’Opera di Roma il sovrintendente dell’Opera Carlo Fuortes è stato fischiato quando si è allontanato in auto. ‘Vergogna!’ hanno urlato i manifestanti.

Al sit-in con esecuzione di brani del Nabucco di Giuseppe Verdi, davanti al teatro, ci sono le storie di ragazzi che studiano musica da molti anni. “Il ministro Franceschini dice che vuole aprire l’Opera ai giovani? Non è vero, così la stanno smantellando” dice Marco Bosco, 29 anni, direttore d’orchestra e pianista, che ha guidato i giovani colleghi nella performance di stamani. “E’ impensabile che una fondazione storica come l’Opera di Roma chiuda. Opera Roma:"Va pensiero" in strada,solidarietà a licenziatiE’ una grande bugia che ci sia un’apertura ai giovani. Vorrei entrare all’Opera con un concorso, come hanno fatto quelli che ci stanno ora, ma non vengono aperti nuovi bandi. Le cooperative esterne? Diventerebbe un’orchestra mercenaria a chiamata, che non avrebbe più identità. Hanno smantellato un’identità. Non dobbiamo spostare l’attenzione dalla qualità dell’orchestra. C’era all’Opera un grandissimo direttore, Muti, che abbiamo fatto scappare”.

Al concerto improvvisato davanti al Teatro dell’Opera hanno preso parte musicisti dell’Orchestra Giovanile di Roma, dell’Orchestra Giovanile del Teatro dell’Opera, allievi dei conservatori e altri musicisti. L’iniziativa è stata organizzata due giorni fa sui social network da Francesca Pellifroni, 37 anni. “Quando ho sentito la notizia del licenziamento in blocco mi sono profondamente indignata, come cittadina e come musicista – racconta – e mi sono messa in contatto con le orchestre giovanili, ho detto loro ‘facciamo qualcosa’. Stanno rubando loro il futuro. Studiano tanto per fare il mestiere di musicista ma domani non potranno farlo in Italia e dovranno andare all’estero. Questo è il ‘modello Roma’, che ora vorrebbero estendere anche alle altre fondazioni”.

La Redazione

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