(MeridianaNotizie) Roma, 9 febbraio 2015 – Roma omaggia il Comandante Max, scomparso ieri all’età di 95 anni. Alla camera ardente di Massimo Rendina, allestita in Campidoglio erano presenti il sindaco di Roma, Ignazio Marino, il vicesindaco Luigi Nieri, gli assessori della Giunta Marino, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, l’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, e l’ex sindaco Walter Veltroni, il presidente Anpi Roma, Ernesto Nassi, e Leone Paserman, presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma.
Rendina era nato a Venezia il 4 gennaio del 1920, aveva vissuto a Bologna dove si era avviato alla professione di giornalista, subito prima della chiamata alle armi. Tenente di Fanteria, al momento dell’armistizio era subito passato con la Resistenza al comando, in Piemonte, di una formazione autonoma alla cui guida, col nome di battaglia di “Max il giornalista”, aveva combattuto sino al luglio del 1944. Diventato capo di stato maggiore della I Divisione Garibaldi, aveva preso parte alla liberazione di Torino e nel capoluogo piemontese aveva ripreso la professione a l’Unità. Dal quotidiano del Pci, Massimo Rendina è poi passato alla Rai, come direttore del telegiornale. Docente di Storia della Comunicazione, Rendina, che viveva a Roma, era diventato il presidente della locale Associazione degli ex partigiani e membro del Comitato scientifico dell’Istituto Luigi Sturzo per le ricerche storiche sulla Resistenza.
“Ieri quando ho saputo che Massimo non c’era più sono rimasto colpito perché avevo finito di leggere una cosa che Massimo mi aveva scritto su mio padre e per ironia ero andato a cercare documentari radiofonici di quel tempo e ho trovato un documento di Massimo ma non si apriva. In mezzo c’è stata la storia che ho trascorso qui dentro con Massimo. Lui a capo dell’Anpi è stato il simbolo unificante dell’antifascismo a Roma e abbiamo cercato di lavorare su ciò che ci è sempre stato più a cuore: la memoria. Se si interrompe la memoria civile – ha detto Veltroni – siamo tutti scoperti ed esposti al rischio che gli errori commessi nel passato si possano ripetere. Gli uomini come Massimo Rendina per il ciclo della vita se ne vanno, ma serve che la memoria non si disperda nel vento ma venga trasmessa. Questa è sempre stata la sua ossessione come antifascista e persona impegnata nella memoria civile e come giornalista impegnato a cercare la verità delle cose. Ha vissuto la vita che voleva vivere e consentito a tante persone di svolgere la funzione di testimoni della memoria. È stato protagonista dell’antifascismo e del buon giornalismo e ha dedicato la sua vita a far si che noi potessimo avere fiducia nel futuro. Senza memoria non c’è futuro”. “Non ho fatto in tempo a dirgli che da poco tempo ho la delega alla memoria.
Con Massimo ragionavamo spesso su come tramandare la memoria e lui mi spiegò che la memoria ha un senso se guarda al futuro. Se c’è una grande lezione che ha lasciato la Resistenza – ha sottolineato Masini – è il fatto che non bisogna mai calpestare la dignità umana e noi oggi ogni volta che viene calpestata dobbiamo capire che c’è qualcosa che non va. È un modo per omaggiare Massimo perché un partigiano non muore mai”. Per Nassi dell’Anpi “il messaggio che Massimo ci ha dato è stato fondamentale e io mi sento il continuatore della sua testimonianza. Per me lui non è morto, sarà sempre al nostro fianco. Grazie di essere esistito”. Il nipote Gabriele ha ricordato quanto sia stato “per tutti noi anche un grande maestro di ironia per la sua passione per il sarcasmo. Lui nutriva grande passione anche per la filosofia, per la pittura e tutte le sue storie che sono in parte quelle di tutti noi. Volevo ringraziare la compagna di vita di nonno Massimo che ci ha aiutato ad amarlo e comprenderlo nella sua forza e nella sua tenacia. Un uomo non facile”.
Servizio di Cristina Pantaleoni