Nel post partita le dichiarazioni di Sarri fanno emergere troppe insufficienze di questa Lazio, le cui responsabilità di un campionato mediocre vanno divise tra società, giocatori e tecnico
- articolo di Massimo Catalucci
La corsa al quarto posto a questo punto del campionato, se è vero che da un punto di vista matematico rimane ancora in piedi per la Lazio, è anche vero che per quanto maturato fin qui dai biancocelesti in questa stagione di Serie A, non si può dire che sarà un traguardo raggiungibile.
Fiorentina-Lazio -2-1
Ieri è stata l’ennesima gara dove i giocatori in campo hanno dimostrato una condizione fisica ma soprattutto psicoemotiva, abulica, distaccata, amorfa, contro una Fiorentina che da parte sua è apparsa come fosse il Real Madrid dei tempi migliori: la squadra di Mister Italiano ha aggredito la Lazio dal primo all’ultimo minuto di gioco e non si è mai demoralizzata, neanche quando, dopo aver dominato tutto il primo tempo, prendendo diversi legni della porta avversaria, è andata sotto al 45°, immeritatamente, seppur con una bellissima azione laziale corale (l’unica della gara per i biancocelesti).
Una squadra inguardabile, quella vista ieri sera che troppe volte quest’anno ha offerto prestazioni di tale bassezza, non all’altezza dei suoi tifosi e della reputazione di una società gloriosa come è la S.S. Lazio 1900.
E le dichiarazioni in conferenza stampa nel post partita rilasciate da Sarri, fanno da eco ad altre già ascoltate in occasioni precedenti dopo prestazioni insufficienti come quella disputata contro la Fiorentina ieri a cui possiamo aggiungere, ad esempio, quella di una settimana fa contro Il Torino, dove solo la buona sorte ha salvato la Lazio dagli attacchi dei granata, sfortunati in più occasioni. La fortuna aiuta gli audaci, si dice…Ma questo non si può certo dire della Lazio, troppo rinunciataria, a tratti irritabile per come interpreta spesso la gara: senza “nervo”, molle, svogliata, negativa mentalmente ed anche poco umile.
A questo punto c’è da chiedersi se il tecnico laziale faccia bene a ripetere, come fosse un mantra, affermazioni del tipo: “Se io a luglio chiedo A e B e poi la società mi presenta scelte del valore di C e D, la responsabilità del mercato non è mia“.
Queste frasi ripetute ormai in più di un’occasione, è possibile pensare che in qualche modo facciano leva, negativamente, sugli stati d’animo dei suoi giocatori che, di conseguenza, è facile immaginare che possano crearsi degli alibi serviti su un piatto d’argento dal loro stesso allenatore.
A questo punto la riflessione è d’obbligo: se Sarri pensa, veramente, che i risultati negativi in questa stagione siano da ricondurre alle responsabilità della società, che non ha fatto il suo l’estate scorsa su indicazioni del tecnico biancoceleste, perché l’allenatore non dà le dimissioni?
Forse sarebbe il caso di dire che le responsabilità sono di tutti!!!
Solo un paio di settimane fa si parlava di un possibile problema legato ad alcuni contratti non rinnovati ai giocatori della rosa, per cui la società è intervenuta pianificando questa mancanza. Subito dopo c’è stata una prestazione buona e sembrava che tutti i mali fossero stati superati.
Ma così non è stato ed è legittimo pensare che fosse solo un altro alibi creato dai giocatori con la complicità, in questo caso di alcuni giornalisti e tifosi, che, pur di dare addosso alla Società a prescindere, gettano benzina sul fuoco.
Manca un Leader, dentro e fuori dal campo
Forse quello che manca alla Lazio sono dei veri Leader, dei trascinatori, sia dentro che fuori dal campo: immaginiamo un Chinaglia in squadra, un Di Canio, un Mihajlović, un Simeone (in questo caso sia in campo che in panchina come tecnico), solo per citarne alcuni. Il carattere ad una squadra, lo danno alcuni giocatori e tecnici carismatici e forse da questo punto di vista, la Lazio non ne ha.
Eppure, qualcuno potrebbe obiettare che la Lazio quest’anno (poche volte) ha fatto vedere che può giocarsela con chiunque quando è in palla e con tutti i suoi effettivi al meglio, esprimendo il gioco “sarriano” che incanta e fa divertire.
Le possibili cause dei risultati negativi biancocelesti
Se è vero quanto abbiamo rilevato fin qui, gli aspetti da analizzare sono diversi e tra questi ne supponiamo alcuni:
- rosa corta, in ragione di pedine importanti (ne servirebbero almeno 18 di alto livello per giocare più competizioni;
- molti giocatori sono nella fase calante della carriera: Pedro, immobile, Vecino, Luis Alberto, Marusic...;
- il tecnico lamentando le scelte della società, scarica le sue responsabilità e favorisce la creazione di alibi da parte dei suoi giocatori;
- manca un vero Leader, una persona carismatica, un trascinatore, soprattutto in panchina (tecnico). Se poi, ce ne fosse uno anche in campo, sarebbe ancora meglio;
- i giocatori non seguono più Sarri (questa possibilità è legata alla supposizione della mancanza di un leader in panchina a guidare la squadra);
- la società vuole galleggiare in una posizione di classifica dove al massimo può gareggiare per le coppe europee minori e quando c’è l’annata fortunata, perché le altre squadre bucano una stagione, può ritrovarsi come accaduto lo scorso anno anche in Champions League.
Se l’ultima supposizione avanzata dovesse essere quella definitiva e reale (questo è quello che pensano in molti), c’è poco da fare, la Lazio non farà mai il salto di qualità, neanche se dovesse costruire uno stadio tutto suo e allora forse, la discussione si dovrebbe concentrare sulla scelta di un tecnico più carismatico, un Leader che riesca a motivare i propri ragazzi, perché, tutto sommato la Lazio ha un buon organico, sicuramente, non per essere competitiva su 4 competizioni ma per divertirsi e far divertire, questo si. La struttura per raggiungere anche qualche obiettivo a fine stagione (coppa Italia, qualificazione coppe europee) ci sarebbe ma quello che appare mancare è una guida, un motivatore. Sarri all’inizio sembrava avere questa caratteristica ma i suoi interventi ai microfoni dei giornalisti, in particolare nei post-gara, dove la sua squadra ha fallito alla grande non giocando e dimostrando una fragilità emotiva sconvolgente, hanno dimostrato, che pecca di questa qualità.
Due gare di fuoco in 4 giorni: Milan in campionato e Bayern Monaco in Champions League
Ora sarà difficile gestire le prossime gare, in particolare quado lo stesso tecnico ribadisce che non ha gli uomini per poter competere in più competizioni. E con questa dichiarazione, è preoccupante sapere che che tra venerdì prossimo e il martedì subito successivo, la Lazio incontrerà in ordine, il Milan in casa per la 27a di campionato e il Bayern Monaco in Germania, nella gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions League.
E’ vero che la matematica non è un opinione e che la speranza è sempre l’ultima a morire ma i tifosi biancocelesti, seppur innamorati della loro squadra, un po’ di sconforto, delusione e pessimismo per le prestazioni negative maturate fin qui, nelle prossime due gare, è inevitabile che lo manifestino. Poi, come si dice nel calcio, la palla è rotonda e tutto può succedere…e noi auguriamo il meglio alla Lazio.
Saranno due gare di fuoco dove si spera, almeno, di non vedere gli stessi atteggiamenti e comportamenti di insufficienza adottati dai ragazzi di MIster Sarri in tante, troppe, altre gare da loro disputate quest’anno.
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