“Apprendiamo con interesse che nei giorni scorsi si è tenuto presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali un incontro del tavolo tecnico interministeriale sull’attuazione delle misure di contrasto allo sfruttamento del lavoro in agricoltura. Ma è necessario fare molto di più: le condizioni di vita e lavoro dei braccianti stagionali continuano a essere spesso disumane, e il caporalato rappresenta ancora una piaga intollerabile del nostro sistema agricolo”. Lo dichiara Andrea Tiso, presidente nazionale di Confeuro. “Nonostante le iniziative avviate dal governo – prosegue Tiso – restano irrisolte questioni fondamentali, a partire da quella abitativa. In un momento storico in cui possiamo contare su risorse straordinarie, come quelle del PNRR, è inaccettabile che migliaia di lavoratori immigrati siano ancora costretti a vivere in ghetti degradati, come ad esempio Borgo Mezzanone in Puglia. Servono investimenti concreti per garantire alloggi dignitosi, condizione imprescindibile per combattere lo sfruttamento e restituire dignità a chi lavora nei campi. Un altro punto critico riguarda i controlli: le ispezioni sono ancora troppo poche e gli strumenti a disposizione degli ispettori risultano insufficienti per affrontare efficacemente il fenomeno. Occorre potenziare subito il personale e rafforzare i meccanismi di verifica nei territori più a rischio. Apprezziamo l’impegno del Ministero e del governo nazionale, ma non possiamo accontentarci di misure parziali o di interventi simbolici. Per fermare davvero il caporalato servono scelte coraggiose, un cambio di passo e un chiaro segnale politico. La dignità del lavoro agricolo – conclude Il presidente Confeuro, Andrea Tiso – non può più aspettare”.
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