Il Capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Savelli fa chiarezza smentendo le accuse del Partito Democratico di favoreggiamento all’inceneritore
Non si placano gli echi per la caduta dell’amministrazione comunale di Albano Laziale, avvenuta attraverso le dimissioni di tredici consiglieri comunali, di cui cinque provenienti dalla ex maggioranza formata da Pd e liste civiche. Al centro del dibattito è la questione che riguarda l’inceneritore. “Ad agosto noi dell’opposizione – dichiara in un’intervista a un quotidiano locale Massimo Ferrarini, Capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Savelli, primo firmatario della sfiducia all’ex sindaco Borelli – siamo rientrati dalle ferie per consentire l’approvazione di una delibera contraria all’installazione dell’inceneritore”. “Un provvedimento – continua Ferrarini – che senza il nostro voto non sarebbe passato e che Borelli non avrebbe potuto esibire come un suo successo”. Dal Partito Democratico paventano senza mezzi termini che dietro le tredici firme si nasconderebbe l’interesse di chi sostiene l’installazione dell’impianto, togliendo di mezzo un sindaco scomodo. In particolare dal Pd sottolineano una certa coincidenza temporale tra la scadenza delle osservazioni sull’idoneità dell’impianto che il Comune doveva fornire e l’apposizione delle firme dal notaio: “Tra le tante sciocchezze che leggo in queste ore – continua Ferrarini – questa è la più falsa. Non solo le osservazioni sono partite il giorno prima della sfiducia, ma è stata anche nostra, e mia personale cura, accertarsene mediante il Segretario comunale, e solo successivamente procedere con il deposito delle firme per la formalizzazione. L’idea dell’inceneritore a Santa Palomba affonda le sue radici nelle menti illuminate del Partito Democratico. Se Borelli ed i ‘compagni’ di Albano avessero voluto davvero dimostrare con forza tutta la loro contrarietà all’impianto avrebbero potuto riconsegnare le tessere del partito alle segreterie regionali e nazionali. Un atto di coraggio da noi sollecitato e mai avvenuto, perché il coraggio non appartiene a questa classe dirigente di sinistra” conclude Ferrarini.

