(Meridiananotizie) Roma, 28 settembre 2012 – L’immagine di uomo adottata dal diritto cioè di persona libera, razionale, consapevole e padrona delle proprie azioni, viene oggi messa radicalmente in discussione dalla ricerca neuroscientifica. Questo il tema alla base del libro “Il delitto del cervello. La mente tra scienza e diritto”, scritto a 4 mani da Andrea Lavazza, studioso di scienze cognitive e neuroetica, e Luca Sammicheli, psicologo forense e docente di neuropsicologia forense all’Università di Bologna.
Dagli studi più recenti emerge che certe emozioni hanno spesso il sopravvento sulla ragione, che a nostra insaputa siamo condizionati dalle circostanze e che il nostro io è meno solido di quanto pensiamo.La genetica e le neuroscienze sembrano dunque costringere l’ordinamento giuridico a tornare su alcuni suoi quesiti centrali: l’agire criminale è da ritenersi normalmente libero, frutto di un’intenzione consapevole del soggetto? Ha senso punire chi è “determinato” all’aggressività? Gli psicopatici dovranno essere “scusati” a motivo del loro (presunto) deficit di empatia?
Temi tipici delle aule di giustizia, ma fondamentali anche nella concezione generale dell’essere umano; temi che sotto la pressione delle scienze cognitive da più parti si propone di ridefinire, come è già accaduto in alcune discusse sentenze. Andrea Lavazza e Luca Sammicheli offrono la prima panoramica unitaria e ragionata delle ricadute giuridiche, filosofiche e sociali di tali complesse questioni. Con una conclusione che non necessariamente vede il cervello “uccidere” mente e diritto.
Il servizio di Mariacristina Massaro
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