La decisione della corte si inserisce in un quadro più ampio di repressione delle attività, dalla deposizione del presidente Morsi molti membri di spicco sono stati arrestati
(MeridianaNotizie) Roma, 24 settembre 2013 – Una sentenza di primo grado emessa oggi da un tribunale egiziano ha deciso la confisca dei beni appartenenti ai Fratelli Musulmani e la chiusura di tutte le sedi della Confraternita. La decisione, pronunciata dal giudice Mohammed al Sayed, dispone “l’interdizione, della confraternita e delle organizzazioni, anche politiche, a essa collegate, da qualsiasi attività oltre alla confisca dei beni e al sequestro di tutti gli immobili”. La decisione va a colpire anche la Ong creata a marzo dall’organizzazione. La corte si è espressa in merito a una questione sollevata dal partito di sinistra Tajammu, che accusava il gruppo di “terrorismo” e di “sfruttare la religione in slogan politici”. La decisione della corte si inserisce in un quadro più ampio di repressione delle attività. Dalla deposizione del presidente Morsi molti membri di spicco sono stati arrestati. Di recente anche il portavoce, Gehad El-Haddad, è stato fermato mentre si trovava in un appartamento nella capitale.
La storia tra l’Egitto e la fratellanza è sempre stata violenta e segnata dalla repressione e dalla censura. Il gruppo religioso ha trascorso in clandestinità gran parte della sua storia, sin dal 1954. La fratellanza venne messa fuori legge da Nasser, mentre durante la presidenza di Anwar Sadat il gruppo, ancora illegale, era stato tollerato. Con Hosni Mubarak al potere, una maggiore apertura aveva consentito a vari deputati indipendenti, membri della Confraternita, di ottenere posti in Parlamento. Agli inizi di Settembre il Consiglio di Stato egiziano ha cominciato a prendere in considerazione l’ipotesi di porre fuorilegge i Fratelli musulmani: in molti sostenevano che non avessero i requisiti per essere riportati nell’elenco delle Ong. Hazem Beblawi, il premier provvisorio, aveva addirittura proposto che venissero sciolti tutti i partiti politici di ispirazione dichiaratamente religiosa: proposta che poi non ha avuto seguito.
La decisione del tribunale, in base a quanto riportato dall’agenzia MENA, colpisce “ogni istituzione collegata alla Fratellanza”. Non è quindi escluso che ci siano ripercussioni anche per l’ala politica della Fratellanza, il partito Giustizia e libertà. La decisione presa oggi sarà valida tra quindici giorni, termine entro il quale sarà possibile per i Fratelli Musulmani presentare una domanda d’appello contro la sentenza dei giudici.
La storia insomma si ripete per un Egitto che è potenzialmente in grado di affrontare le sfide del terzo millennio e di dimostrare al mondo la concretezza della sua storia politica, ma che, ancora una volta, si arena nei suoi schemi tradizionali di potere.
Il servizio di Luisa Deiola
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