Giovedì 3 ottobre parte il processo di secondo grado che vede imputato Patrizio Franceschelli, che il 4 febbraio 2012 lanciò da Ponte Mazzini il figlio Claudio, di pochi mesi, nel Tevere. In primo grado era stato condannato a 30 anni.
(MeridianaNotizie) Roma, 2 ottobre 2013 – Parte domani, giovedì 3 ottobre, il processo di secondo grado a carico di Patrizio Franceschelli, che il 4 febbraio 2012 a Roma lanciò il figlio Claudio, di pochi mesi, nelle acque gelide (era il giorno dopo una copiosa nevicata) del Tevere da Ponte Mazzini. In primo grado si era giunti a una condanna a 30 anni di reclusione.
La presidente di Valore Donna, associazione che tutela la famiglia della madre di Claudio, Valentina Pappacena dichiara in una nota “una tragedia che nessuno riesce e potrà mai dimenticare, una crudeltà, soprattutto se tenuto conto che si tratta di un padre, un gesto inspiegabile e soprattutto ingiustificabile“. “Il padre di Claudio fu condannato – continua – in primo grado a 30 anni ed ora i suoi avvocati cercheranno di tornare a percorrere la tesi dell’infermità mentale per un uomo che invece, a detta di tutti, quella terribile mattina era assolutamente capace di intendere e di volere“. L’infermità mentale era già stata esclusa dal giudice dopo una perizia fatta da un consulente nominato dal Gip.
L’avvocato Stefano Ciapanna, che assiste la zia del povero Claudio e assiste la stessa associazione Valore Donna, ha sottolineato come lo scopo della difesa è rappresentato da uno sconto della pena oppure, nel caso migliore per l’oro, l’assoluzione per infermità mentale. Riguardo quest’ipotesi tuona Valentina Pappacena “non è pensabile che un uomo che è stato capace di tanta crudeltà possa cavarsela con la scusa dell’infermità mentale, è un soggetto pericoloso e non è neanche un detenuto modello, come abbiamo saputo, per cui faremo del tutto per assicurare questo mostro alla giustizia perché 30 anni sono già pochi per una persona capace di tanto“.
Secondo il comunicato dell’associazione “per l’ udienza di domani il presidente della Corte ha già disposto la citazione del consulente di parte dell’ imputato e il perito nominato dal gip durante l’incidente probatorio; la difesa dell’ imputato, infatti, con l’ appello ha chiesto che venisse escusso il perito del gip, o in alternativa quello di parte. Nessuna decisione è stata, dunque, ancora presa ma questa anticipazione sui tempi da una parte fa preoccupare“. Conclude la presidente Pappacena “speriamo solo di non doverci trovare di nuovo di fronte ad una sentenza ingiusta per una madre e una famiglia distrutta che chiedono solo giustizia“.
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