(MeridianaNotizie) Roma, 20 febbraio 2014 – (FONTE UIL LAZIO) Qualche anno fa, i 99 Posse cantavano: “Il primo mistero è il mistero della crisi.. Tutti insieme s’ha da fare sacrifici… Secondo mistero del lavoro nero… ma ‘overo staje facenno ca ‘o duemila ancora esiste?”.
Tre anni dopo, il lavoro nero non solo esiste ancora, ma coinvolge anche nuove categorie sociali, in particolare lavoratori in cassa integrazione o in mobilità, giovani in cerca di occupazione, padri di famiglia che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e, soprattutto, ex lavoratori regolari che hanno perso il lavoro negli ultimi due anni. E, in attesa di una ripresa, contribuiscono ad ingrossare le file di chi dalle 5 – 5.30 del mattino attende ai margini di una strada di periferia il committente di turno, pubblico o privato, con la speranza di “rimediare la giornata”.
Questo il quadro che emerge da un’inchiesta esclusiva della Uil di Roma e del Lazio che, in collaborazione con l’Eures, ha monitorato per giorni la piaga del caporalato e realizzato uno studio sul fenomeno attraverso i dati ufficiali, le ispezioni effettuate e un’indagine sul campo.
E’ il terziario (pubblici esercizi e turismo) il settore più a rischio, seguito subito dopo dall’edilizia e dall’agricoltura. Stando ai dati ufficiali delle ispezioni Inps, Inail, dell’attività della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e del Ministero del Lavoro, che la UIL Lazio ha incrociato e rielaborato, nella nostra regione sarebbero circa 50 mila i lavoratori irregolari, di cui 10.201 completamente in nero. Ovvero un decimo di quelli che, stando ai dati del Ministero, sarebbero presenti sul territorio nazionale (104.667). Circa 7 mila soltanto nella Capitale.
“Il condizionale è d’obbligo – spiega il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri – Questi sono i dati ufficiali, emersi dalle ispezioni effettuate. Nella realtà i numeri sono di gran lunga più elevati. Si stima che in Italia siano oltre 3 milioni i lavoratori in nero, di cui circa 250 mila nel Lazio, quarta regione in classifica. Basti pensare che in sole due giornate di monitoraggio sul campo la UIL Lazio ha incontrato oltre 300 lavoratori in nero. Tutti in attesa di qualche privato o ditta per lavorare qualche giorno o anche soltanto qualche ora”.
Sono state 23.691 le aziende ispezionate nel 2012, il 16,4% in meno del 2011. In 14.463 di queste sono state riscontrate irregolarità che hanno coinvolto 48.508 lavoratori, anch’essi non in regola: il solo Ispettorato del Ministero del Lavoro ha individuato 8.165 nel terzo settore e 1.938 nell’edilizia, 1.351 nell’industria. Primi in classifica per mancato rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro, i cantieri edili: nel 2012, il 58% è risultato irregolare (ovvero 2.318 su 3.966). Seguono, a pari merito, il terziario con il 43% di irregolarità, ovvero 2.490 su 5.854 ispezioni e l’industria, con 409 realtà irregolari su 950 posizioni verificate. Subito dopo l’agricoltura con 81 situazioni di irregolarità su 199 verificate (41%). Oltre la metà delle irregolarità accertate si riferiscono al lavoro nero. Con Roma in testa alla classifica (6.855 lavoratori in nero accertati), seguita a distanza da Latina (1.287) e Frosinone (1.089).
Senza contare le migliaia di dipendenti degli enti pubblici e/o locali, delle Asl, del mondo accademico che, quasi sempre durante l’orario d’ufficio, si trovano altrove e percepiscono compensi in nero, come denunciato di recente dalla Guardia di Finanza.
“Questi, con tutta la gravità del caso, si collocano in una dimensione diversa – continua Bombardieri – il lavoro nero è una piaga dura a morire, soprattutto in un periodo di crisi in cui i cassaintegrati hanno superato nella nostra regione le 50 mila unità e la soglia della disoccupazione giovanile supera il 40%. Basti pensare che molti dei lavoratori in nero incontrati durante la nostra inchiesta sul campo, quasi tutti stranieri, ci hanno raccontato di aver perso il lavoro nell’arco degli ultimi due anni e alcuni di loro, residenti regolarmente in Italia da anni, hanno rimandato nel Paese d’origine le proprie famiglie”.
In gruppi di 40 – 50 lungo la via Palmiro Togliatti, a Torre Angela, alla Borghesiana attendono dalle 5.30 del mattino, anche in pieno inverno, i datori del lavoro del giorno. Zaino in spalla e vari attrezzi di un mestiere che cambia a seconda delle necessità occasionali. Paghe da 20 – 30 euro per lavoretti di uno, due giorni presso ditte di pulizie o traslochi, 50 euro in media la giornata in un cantiere. Senza casco, né alcuna norma di sicurezza. Con crediti che spesso non riescono a riscuotere e fughe improvvisate in caso di controlli o ispezioni. “Che spesso i datori di lavoro conoscono in anticipo”, dicono. Questi i racconti più diffusi tra i pochi disposti a parlare della propria esperienza. Vite in attesa. In attesa di un lavoro e di una retribuzione che permetta loro di pagare l’affitto. Anche quello rigorosamente in nero. Nella periferia di Roma, vicino ai luoghi dove si radunano in attesa al mattino, vicino ai cantieri della metro C. Anch’essi in attesa.
Vite da “schiavi liberi”, come si autodefinisce qualcuno. I più “fortunati” hanno una moglie o una compagna che lavora regolarmente. La maggior parte, però, mantiene così la propria famiglia. “E non voglio che i miei figli mi vedano elemosinare la giornata di lavoro sul ciglio di un marciapiede”, esclama uno di loro alla vista della telecamera. Che pertanto rimane a terra. A riprendere il via vai delle loro passeggiate in solitaria per scaldarsi.
Altre videonews di RomaCapitale:
VIDEO > Roma ospita l’autentica coppa dei Mondiali FIFA, per tre giorni sarà la coppa di tutti
VIDEO > Schulz a Roma, presentato il suo nuovo libro sull’Europa