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Nel Sinai vivono molte tribù di beduini storicamente in rapporti difficili con il governo del Cairo
(MeridianaNotizie) Roma, 19 agosto 2013 – La crisi egiziana non si manifesta solo nelle strade del Cairo e di Alessandria, ma raggiunge anche il Sinai, penisola carica di storia, anche bellica, poi divenuta uno dei simboli del boom turistico mediorientale degli ultimi decenni.
Proprio qui almeno 24 poliziotti sono stati uccisi in un attacco contro un convoglio militare. Si tratta dell’evento più sanguinoso contro le forze dell’ordine egiziane da molti anni e a compierlo, secondo le prime indagini, sarebbe stato un gruppo estremista islamico. Il convoglio era diretto al valico di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza, che dopo la strage è stato chiuso.
Nel Sinai, zona in gran parte demilitarizzata come conseguenza degli accordi di pace con Israele del 1979, vivono molte tribù di beduini, storicamente in rapporti difficili con il governo del Cairo e da qualche anno la regione è stata scelta come campo base da diversi gruppi islamisti. E il paradiso dei turisti si trasforma in un nuovo fronte dello scontro politico in corso in Egitto.
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