La famiglia Gelli al completo aveva architettato una frode che consentiva loro di non pagare le imposte dovute allo Stato ed evitare che Equitalia potesse pignorare la villa di famiglia, tentando di venderla fittiziamente ad una società terza.
(MeridianaNotizie) Roma, 10 ottobre 2013 – È la villa dove, il 17 ottobre 1981, furono trovate le famose liste della Loggia P2, la residenza dove Licio Gelli, ospitava gli uomini più potenti della politica e dell’economia italiana. È il luogo dove scelse di scontare i domiciliari. Villa Wanda, la storica residenza sulle colline di Arezzo dell’ex venerabile gran maestro della Loggia P2 è da oggi sotto sequestro. Il provvedimento è stato adottato nell’ambito di un inchiesta per presunti reati fiscali che riguardano tasse non pagate per 17 milioni di euro.
La villa, che si trova sulla collina di Santa Maria delle Grazie ad Arezzo è composta da due fabbricati, per un totale di 32 vani, con annessi piscina e locale serra, e da terreni agricoli della superficie complessiva di 11mila mq. La famiglia Gelli al completo aveva architettato una frode che consentiva loro di non pagare le imposte dovute allo Stato ed evitare che Equitalia potesse pignorare la villa di famiglia, tentando di venderla fittiziamente ad una società terza.
Due, spiega la guardia di finanza, i passaggi chiave dell’operazione fraudolenta: le iscrizioni ipotecarie sull’immobile a favore della moglie di Licio Gelli e del nipote, a fronte di crediti vantati dagli stessi per l’erogazione di presunti finanziamenti nei confronti della società di famiglia; quindi, ottenuta tale giustificazione formale, la successiva alienazione del compendio immobiliare nell’asse patrimoniale di una società romana, precostituita ad hoc e sempre riconducibile ai medesimi congiunti di Licio Gelli.
Nel 1998 l’Agenzia delle Entrate di Arezzo entrò in possesso di un testamento olografo di Licio Gelli, trovato da autorità di polizia giudiziaria francesi: qui hanno radice gli accertamenti che hanno portato ora al sequestro di Villa Wanda. Il testamento, spiega la guardia di finanza, attestava sue significative disponibilità patrimoniali in territorio estero, nonché di documentazione comprovante il sostenimento di spese a favore dei tre figli, Raffaello, Maria Rosa e Maurizio, per rilevantissimi importi, ben superiori ai redditi dichiarati. Le contestazioni di omessi pagamenti di imposte sui redditi e di registro sono stati quantificati in cartelle esattoriali nei confronti di Licio Gelli per 8,8 milioni di euro, del figlio Maurizio per 7,2 milioni, della figlia Maria Rosa per 1,1 milioni e del primogenito Raffaello per 500 mila euro.
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