(MeridianaNotizie) Roma, 8 settembre 2014 – Musica, arte, incontri, libri, danza, teatro e cucina per raccontare la famiglia in tutte le sue sfaccettature, partendo dalla sua concezione nella tradizione ebraica per comprendere come e se è cambiato nel corso dei secoli, il concetto di famiglia nella società. ‘What’s up Family’ è il tema della settima edizione del Festival Internazionale di letteratura e cultura ebraica, promosso dalla Comunità Ebraica di Roma insieme a Roma Capitale, Regione Lazio, Camera di Commercio di Roma e Ambasciata d’Israele in Italia, che tornerà ad animare le strade dell’antico quartiere ebraico di Roma dal 13 al 17 settembre. Il calendario del Festival, ricco di numerose iniziative culturali ad ingresso gratuito, è stato presentato oggi, al Museo Ebraico di Roma, dai curatori Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann. Il punto di partenza è la famiglia nella tradizione ebraica, per poi attraversare le suggestioni letterarie, la fotografia, e arrivare alle nuove frontiere della bioetica, per comprendere come nel corso dei secoli è cambiato, se è cambiato, il concetto di famiglia nella società. Un confronto culturale nello spirito del Festival, che si propone di trovare nuove risposte sui temi universali in un mondo in continuo mutamento – come sulla famiglia che, al di là delle diversità, è terreno comune per tutti, e sui cui destini, oggi più che mai, è importante confrontarsi.
Il festival aprirà sabato 13 settembre con La Notte della Cabbalà. Una vera e propria maratona serale di eventi culturali dedicata alla mistica ebraica, con incontri letterari, lezioni, mostre, degustazioni, concerti, che si alterneranno dalle ore 21 alle 2 del mattino nella zona del Vecchio Ghetto Demolito, tra il lungotevere De’ Cenci e via del portico D’Ottavia e tra via Arenula e il Teatro di Marcello. “Vogliamo raccontare, soprattutto, chi è l’ebreo della porta accanto, come viviamo, come ogni famiglia ebraica, per esempio, vive lo Shabbat, chi lo osserva e chi no” ha spiegato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. “L’idea di fondo – ha continuato Pacifici- è capire quello che possiamo fare per tentare di non piegarci ad un messaggio a cui altri pensano ci si debba omologare, come la guerra o i ‘tagliagola’, messaggi che creano paura e panico. L’impegno che dobbiamo prenderci è quello di sovvertire un meccanismo che altri vorrebbero imporci. L’idea è quella di godere di questi spazi, dal museo ebraico al quartiere, dove la gente ha necessità di incontrarsi, con iniziative che portano messaggi positivi. Abbiamo una battaglia culturale da affrontare contro qualcuno che vuole separarci dagli altri”.
Il servizio di Simona Berterame
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