(MeridianaNotizie) – Roma, 29 dicembre 2020 – Nella Capitale le famiglie richiedenti la cremazione del proprio caro sono costrette – per la maggior parte – a rivolgersi ad altri impianti crematori con gli stessi tempi di attesa (20-30 giorni) prima che venga dato il nulla osta da parte dell’amministrazione cimiteriale. In questo caso, i familiari del defunto, oltre al disagio, dovranno sostenere degli ulteriori costi: in aggiunta alla tassa di cremazione, che verrà pagata all’impianto di destinazione, dovranno essere versare alle casse di Ama altre due onerose imposte ovvero la somma di 256 euro per l’autorizzazione alla cremazione fuori comune e 250/300 euro per il decreto di uscita salma fuori comune. A conti fatti una cremazione fuori Roma comporterà ad una famiglia il costo di 1.200€ a fronte delle 780€ pagate per la cremazione a Roma. Inoltre tale situazione porterà in tempo brevissimi al collasso dei depositi degli impianti fuori comune.
Desta indignazione la somma di 250 euro richiesta per l’utilizzo della sala del commiato per l’ultimo saluto alla salma prima della cremazione nel Cimitero Capitolino.
Il numero dei decessi sta aumentando nella Capitale anche per effetto del Covid 19 eppure il servizio Cimiteri Capitolini non è riuscito ad effettuare una adeguata e preventiva programmazione ma, soprattutto, non riesce ad adeguare le procedure amministrative al fine di tenere il passo con l’emergenza sanitaria.
E’ quanto dichiara in una nota Piergiorgio Benvenuti, in passato Presidente di Ama ed oggi responsabile della Consulta Ambiente di Forza Italia a Roma e Presidente del Movimento Ecologista Ecoitaliasolidale.
Da tempo che stiamo denunciando che la situazione del Cimitero Flaminio di Roma era ormai al collasso. Uno dei cimiteri più grandi d’Italia ed uno degli 11 cimiteri comunali gestito da AMA attraverso la Direzione Cimiteri Capitolini, risulta complessivamente abbandonato nel degrado. A questo si è aggiunto il tema della sicurezza con tombe depredate di piccoli oggetti, furti nelle auto dei visitatori e aggressioni, edifici in stato di abbandono totale.
Sta di fatto che al Cimitero Flaminio ci sono sette forni crematori ma proprio il malfunzionamento ciclico ha allungato i tempi delle cremazioni sino ad arrivare ad una attesa di circa 30 giorni, mentre in passato si era giunti ad una media di soli 4 giorni. Ora si ipotizza addirittura la ricerca di siti alternativi per il deposito delle salme e dal 29 dicembre a Roma non si accettano piu’ salme per la cremazione, come sembrerebbe indicato da un cartello affisso nel Cimitero.
Le salme in attesa di cremazione finivano nei container: sembrerebbe addirittura che sono almeno dieci quelli recentemente noleggiati dalla Municipalizzata Ama come “spazi aggiuntivi” alla camera mortuaria, mentre dal 29 dicembre addirittura ci potrebbe essere uno stop delle cremazioni a Roma.
Non si comprende quindi come si possano, proprio in questo momento di incremento dei defunti –prosegue Benvenuti- sommare la mancanza di programmazione, le numerose problematiche di inefficienza degli impianti di cremazione, le procedure burocratiche, il problema di spazi per le bare in attesa della cremazione e quindi anche di temi di carattere sanitario, in una cornice di degrado che deve essere al più presto risolto.
Infine -conclude Benvenuti- è doveroso chiedere come mai è stata disattesa la delibera di giunta di agosto 2017, che stabiliva la costruzione di quattro nuovi forni, che oggi avrebbero risolto il problema dell’incremento dei decessi e quindi dell’ emergenza, oltre ad evitare un ulteriore ed inaccettabile dolore per i familiari dei defunti.
“L’ennesima inefficienza e mancanza di programmazione, l’ennesima bocciatura -conclude Benvenuti- dell’amministrazione guidata dalla Sindaca Raggi”.