Quella falsa illusione di libertà che trasmettono i social è sempre più evidente e non c’è nessuno strumento per difendersi dagli attacchi del “giustiziere” virtuale.
– articolo di Massimo Catalucci
(Meridiananotizie) Roma, 26 settembre 2023 – A chi non è mai capitato, almeno una volta, di scoprire che Facebook ha fatto scendere la sua “mannaia” per “cancellare” o “amputare” parzialmente, delle sue funzioni, il nostro profilo social?
Chiudere una pagina o limitarne le sue funzioni per un tempo definitivo, oppure, per un tempo più o meno lungo, ci può stare, se questo è motivato e portato a conoscenza di quella parte che dovesse aver commesso un’infrazione al regolamento e agli standard della community previsti da Facebook.
E fin qui, tutto potrebbe apparire normale se non fosse che, l’esercizio del potere perpetuato da Mark Elliot Zuckerberg, attraverso la sua piattaforma internet, non manifestasse in modo palese la sua supremazia sul popolo dei “cybernauti“, di fare e disfare a proprio piacimento di chi, gente come noi, lo ha reso grande e miliardario, grazie ai “click” fruttuosi che vendono di tutto e riempiono le banche di società di tutte le dimensioni, inclusa/e la/e sua/e.
L’anomalia è proprio nel fatto che, laddove dovessimo aver commesso, secondo le regole di Facebook, un’infrazione ai loro “Standard della community“, intesi come regolamento di comportamento nel loro social, gli amministratori, si guardano bene di dare una spiegazione dettagliata della motivazione che li ha portati a chiuderci del tutto o a limitarci parzialmente l’utilizzo del nostro profilo e delle nostre pagine.
Se accade questo in modo continuativo e costante, come si può dare torto al Generale Roberto Vannacci quando racconta delle verità nel suo libro “Il mondo al contrario“?
A nulla valgono, purtroppo, i feedback che gli amministratori di Facebook ci chiedono, quando dobbiamo segnalare loro quanto riteniamo ingiusto esercitato nei nostri confronti. I feedback che avrebbero lo scopo, per noi, di ricevere risposte ai nostri quesiti, rimangono senza risposta… Se va bene, la pagina del nostro profilo, riprende a funzionare, normalmente, dopo passato il periodo di “prigionia” virtuale che ci è stato inflitto dagli amministratori di Facebook.
E’ evidente, a questo punto, che i feedback servono solo per indirizzare il mercato nel quale opera Facebook e far conoscere le nostre tendenze, opinioni, gusti, ecc. …quindi, solo per fini strumentali ad apportare un vantaggio a pochi.
Purtroppo, ciò che ci rimane è prendere atto che, Facebook è un altro strumento dove si parla di “libertà” ma che nasconde “le catene del potere”, quest’ultimo, difeso da leggi nazionali ed internazionali che permettono a Mark Elliot Zuckerberg, come accadeva qualche millennio fa per gli imperatori romani nell’arena, di alzare o abbassare, metaforicamente, il pollice della mano a suo esclusivo piacimento, per annientare o graziare, uomo o donna che sia e soddisfare le proprie volontà e soprattutto, per dare un segno tangibile del suo potere economico, politico e mediatico.
Altro che le libertà!!!