Padri separati protestano a San Giovanni per rivendicare i “diritti negati” ai loro figli. Una marcia che si ripete ogni anno, nota come “Daddy’s Pride“, arrivata alla sua 25esima edizione, organizzata dall’associazione “Figli Negati” che si batte da almeno due decenni nel rivendicare il principio alla bigenitorialita’, un diritto introdotto in Italia con la Legge 54 del 2006 (affido condiviso). Un legge che esiste da 18 anni, che resta ad oggi del tutto disattesa da gran parte dei Tribunali d’Italia, compreso quello di Roma.
Per queste ragioni, proprio oggi nella Capitale, centinaia di separati, a soli tre giorni di distanza dalla festa del papà, si sono dati appuntamento in piazza San Giovanni dalle ore 14 fino alle 17.30, per rivendicare una situazione di emergenza “sociale” che colpisce milioni di famiglie.
Parliamo di milioni di padri separati dai loro figli che vivono realtà e storie molto diverse tra loro, spesso poco prese in considerazione dai media e che oggi si trovano a festeggiare una festa dal sapore amaro, perchè messi in secondo piano rispetto all’ex coniuge. Questo perché la donna, soprattutto se madre, viene trattata dalla legge come «parte debole» da tutelare, quando sempre più padri si ritrovano in una condizione d’inferno, senza più un soldo, magari senza casa e privati della possibilità di vedere i propri figli, nella morsa di una crisi economica che li colpisce, finché non accade qualche tragedia da prima pagina di giornale.
Dati alla mano, infatti, dopo il divorzio 1 bimbo su 3 non ha una relazione stabile con uno dei genitori, con solo l’1,9% dei casi di affidamento esclusivo al papà. Una percentuale che scende allo 0,8% durante la procedura di separazione.
Nonostante ci sia per l’89,8% dei casi, un affidamento congiunto, analizzando i dati emerge un fenomeno sommerso che porta migliaia di bambini a non avere più relazioni continuative con uno dei due genitori e i relativi rami parentali. A dirlo anche un’interrogazione della Commissione europea da dove emerge uno studio che mette in luce il dato, affermando di fatto un’emergenza che colpisce tantissimi bambini vittime di tempi di percorrenza del tutto squilibrati tra genitori.
In base ad un’analisi, inoltre, che ha preso in considerazione più di 1020 sentenze di divorzio, i padri ottengono formalmente l’affidamento condiviso ma, nonostante questo, trascorrono con i figli in media due fine settimana al mese, un pomeriggio nei giorni feriali, due settimane durante il periodo estivo e una settimana durante il periodo natalizio.
«L’Italia è stata più volte condannata dalla Corte Europea di Strasburgo per questo – dichiara l’organizzatore Giorgio Ceccarelli – Una situazione gravissima che coinvolge non solo tanti papà, ma anche tanti familiari e parenti in questo calvario affettivo che non rispetta i diritti dei bambini di continuare a godere degli affetti e della partecipazione in egual misura di mamma, papà e nonni nella loro crescita per il loro corretto sviluppo fisico e psicofisico. Lo squilibrio vigente in favore del genitore arbitrariamente definito collocatario ha tolto all’altro genitore non solo la dignità e la naturale frequentazione dei figli, ma ha prodotto un impressionante numero di papà separati che ricorrono alla Caritas e ai dormitori».
«Oggi più che mai chiediamo la piena applicazione della legge sull’affido condiviso e il sostegno civile ai disegni di legge di modifica che, puntualmente, vengono presentati ad ogni Legislatura ma mai calendarizzati – sottolineano i promotori del Daddy’s Pride di Roma – Da anni chiediamo una nuova legge, più punitiva per chi rapisce i nostri figli. Un grido di dolore per tanti papà che meritano sicuramente più rispetto. Ci siamo messi in gioco per non far dimenticare a nessuno che la paternità è importante, e che essere papà a volte è una sfida molto difficile». Come se non bastasse, poi, c’è anche il perdurare dei conflitti familiari che sfocia nel fenomeno delle false accuse verso un genitore. Secondo un report della Polizia di Stato questa strategia è messa in atto in percentuali che oscillano tra il 70% ed il 95%, a seconda delle Procure, in tutte quelle cause di separazione in cui c’è una precisa volontà di togliere di mezzo uno dei genitori, spesso il papà , ritenendolo “rottamabile” con mezzi disonesti e rapidi. Infatti l’unico criterio di esclusione del coniuge è la pericolosità dovuta alla violenza. A denunciarlo anche un ex Pubblico Ministero, Carmen Pugliese, che ha più volte sostenuto che “i maltrattamenti in famiglia stanno diventando un’arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni”.