(Meridiananotizie) Roma, 20 febbraio 2013 – Secondo i dati emersi da una ricerca dell’EU.R.E.S. ben il 78,4% dei cittadini del Lazio ha affermato di sentirsi vulnerabile in termini economici, il 63,7% in ambito occupazionale e il 60,6% in quello sociale. La vulnerabilità, ovvero quella condizione di permanente insicurezza materiale, sociale ed esistenziale va a legarsi strettamente alla crisi economica, della quale ha fortemente risentito il 79,6% dei nuclei familiari. La vulnerabilità economica colpisce in particolare i disoccupati, le famiglie monoparentali, le fasce sociali a ‘rischio di povertà’ e gli anziani. A denunciare la maggior vulnerabilità occupazionale sono i disoccupati, i giovani e i ‘laureati deboli’, mentre i vulnerabili in ambito sociale sono le famiglie monoparentali, i disoccupati e gli intervistati a ‘rischio povertà’. “Tra le principali paure che maggiormente affliggono i cittadini si collocano al primo posto le spese impreviste, seguite dalla perdita del lavoro e dalla disoccupazione” ha spiegato Fabio Piacenti, presidente dell’EU.R.E.S. La responsabilità del crescente senso di vulnerabilità secondo i cittadini del Lazio sarebbe da attribuire ai partiti politici, alle istituzioni e al sistema bancario e finanziario. In particolare alla classe politica vengono contestate le riforme riguardanti il lavoro, le pensioni e gli interventi in materia fiscale (come I.V.A., tasse sulla casa, accise sui carburanti).
Tra il 2007 e il 2011 la regione Lazio ha visto ridurre la propria capacità di produrre ricchezza, evidenziando nel 2010 una minore capacità di ripresa rispetto alla media nazionale. Nel 2011, inoltre, si è registrato un incremento delle famiglie ‘relativamente povere’ sia per effetto della congiuntura economica negativa sia per le crescenti disuguaglianze nella distribuzione del reddito, portando ad una diminuzione del potere d’acquisto e all’aumento del tasso di indebitamento delle famiglie con le banche. Negli ultimi cinque anni l’incremento costante della percezione di vulnerabilità è stato causato dalla perdita degli oltre 100mila posti di lavoro, dal tasso di disoccupazione salito al 10% e dalla capacità delle imprese di creare posti di lavoro scesa del 50%. Sono confermate, inoltre, le difficoltà occupazionali dei giovani tra i quali emerge sempre più il fenomeno dei Neet ( Not in Employment, Education or Training), ovvero giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non seguono corsi di formazione. “E’ necessario intervenire su alcuni campi strutturali”, ha affermato Claudio di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, denunciando la disattenzione che la Politica e le Istituzioni hanno avuto nell’affrontare il tema della crisi.
Il servizio di Antonella D’Angelo
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