Arriva il giorno della verità per il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri. Il guardasigilli alla Camera ha difeso il suo operato durante la discussione sulla mozione di sfiducia presentata del M5S con l’accusa di interferenza indebita a favore di Giulia Ligresti, arrestata e poi scarcerata nell’ambito dell’inchiesta Fonsai, il gruppo assicurativo che faceva capo alla famgilia Ligresti.
(MeridianaNotizie) Roma, 20 novembre 2013 – Cancellieri ha espresso alla Camera «amarezza» perché nella vicenda «è stato toccato il mio onore e quello della mia famiglia». Al ministro la piena fiducia del presidente del Consiglio Enrico Letta che, ieri sera, è andato all’assemblea dei deputati del Pd per avvertire che un voto di sfiducia alla Cancellieri sarebbe una sfiducia al governo e per fare appello alla responsabilità di tutti. Da Gianni Cuperlo è arrivato il via libera, mentre a renziani e Civati non è rimasto, per ora, che prendere atto della linea di governo e partito. «Non ho mentito né al Parlamento né ai magistrati. E neppure sulla mia amicizia con Antonino Ligresti, che nel processo relativo alla Fonsai non è stato mai indagato e che non ha alcun rapporto di affari» con il fratello Salvatore, ha detto Cancellieri.
Nel trasferimento di Giulia Ligresti ai domiciliari «non c’è stata nessun inconsueto zelo né un’anomala tempestività, ma un’ordinaria attività di prevenzione che si è sviluppata in maniera autonoma», ha detto il ministro nel suo discorso alla Camera. Ad Antonino Ligresti, ha spiegato ancora il Guardasigilli, «sono legata da un lungo rapporto di amicizia». «Respingo con assoluta fermezza il sospetto» che esista una «giustizia di classe» che distingue fra «cittadini di serie A e B», fra «ricchi e poveri», ha continuato Cancellieri a Montecitorio. «I miei doveri di ministro e la mia coscienza non mi avrebbero consentito di comportarmi in questo caso diversamente da come mi sono comportata».
La situazione di Giulia Ligresti «era già nota sia alla magistratura torinese che all’amministrazione penitenziaria prima della mia telefonata». C’è stato solo, ha aggiunto il ministro, «un’ordinaria attività di prevenzione che si sè sviluppata in maniera assolutamente autonoma, come dimostra la scansione temporale degli avvenimenti». «Si è sostenuto che io abbia omesso di riferire circostanze rilevanti al pm di Torino e che avrei taciuto di una terza telefonata. Non vi è stata da parte mia nessuna omissione» davanti al pm, ha insistito il ministro.
«Sono state estrapolate alcune frasi nella mia conversazione con Gabriella Fragni per dire che io avrei delegittimato l’operato della magistratura. Tutto ciò è assolutamente falso, lo dimostra la mia vita la servizio dello Stato», ha rilevato ancora Cancellieri. «Non nascondo di aver avuto difficoltà a comprendere confini e contenute delle contestazioni che mi vengono mosse, tutto quello che mi viene contestato è smentito dai fatti e dalla magistratura» alla quale ho sempre ribadito piena fiducia, ha sottolineato il ministro, ricordando che non è mai «mancato il continuo sostegno del Presidente del Consiglio e degli altri colleghi». «Da persona forte ho la profonda convinzione di aver agito sempre con fedeltà alle istituzioni: se avessi avuto un solo dubbio non avrei esitato a lasciare ad altri questo incarico», ha poi aggiunto Cancellieri.
Squillano tutti e contemporaneamente i telefoni dei deputati M5S in Aula: è la forma di protesta messa in scena dai Cinque Stelle per protestare durante il dibattito contro il ministro Cancellieri. L’iniziativa dimostrativa messa in scena dal M5S avviene mentre la loro collega Giulia Sarti sta per concludere il suo intervento in cui attacca la Guardasigilli: «in Italia esistono cittadini di serie A ed altri di serie Z» dice. I deputati fanno squillare i loro cellulari, dirigendoli verso il ministro e gridando “dimissioni, dimissioni!”. Interviene quindi il Presidente della Camera, Laura Boldrini: «Colleghi togliete questi telefonini».
Il deputato 5 stelle Tancredi Turco ha illustrato a Montecitorio la mozione di sfiducia nei confronti del Guardasigilli per i suoi rapporti con la famiglia Ligresti. Al termine della discussione generale, interverrà il ministro della Giustizia. Seguiranno dichiarazioni di voto e voto finale per chiamata nominale. Prima dell’avvio dei lavori il Guardasigilli ha avuto un colloquio con il premier e con il ministro dei rapporti con il Parlamento Dario Franceschini.
«Ministro lei ha la fiducia del governo, ma non quelladel Parlamentro. È già stata sfiduciata da cittadini italiani», ha detto il grillino Turco, rivolgendosi in Aula alla Camera al ministro della Giustizia. «Non si tratta di problema giudiziario o procedurale: il nodo è politico e verte sul concetto di giustizia, che deve essere uguale per tutti: ricchi e poveri, amici di famiglia e sconosciuti. Lei non può promettere un impegno personale ad amici suoi nè di dire così non è giusto andando ad inficiare l’operato di magistrati», ha continuato il deputato 5 stelle, illustrando la mozione di sfiducia del suo movimento nei confronti del ministro della Giustizia.
«La mozione Cancellieri è un attacco politico al governo, lo si chiami con il suo nome». Lo dice Walter Verini, capogruppo in Commissione Giustizia del Pd, intervenendo nell’Aula della Camera. Verini viene interrotto più volte nel corso del suo intervento per aver criticato il M5S, accusando Grillo di voler tornare alle elezioni con il Porcellum. Il deputato dem chiede al presidente Laura Boldrini di consentirgli di recuperare il tempo perduto «a causa di queste intemperanze».
«I miei compagni di partito hanno deciso diversamente, accogliendo l’ennesimo, impolitico, ricatto: o così, o nulla», attacca il candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati commentando il sì del gruppo Pd alla linea del premier Letta di difesa del ministro Cancellieri. «La scelta di Letta è sbagliata. L’ho detto ieri sera al gruppo. Io mantengo le posizioni che ho sempre avuto e mi dispiace che il Pd non abbia raccolto quello che avevo proposto di sostenere una posizione politica che avrebbe comportato le dimissioni del ministro ancora prima di arrivare in aula», continuato Civati. «È stato Gianni Cuperlo in un intervento molto duro a ricordare che la politica sopraffà la morale. Con un po’ di sarcasmo salutavo il fatto che uno dei candidati alla segreteria del Pd ci ha spiegato tra gli applausi scroscianti della parte che in lui si riconosce nel gruppo che bisognava salvare la Cancellieri», conclude.
La Redazione
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