Un’indagine del Cna descrive i gravi effetti della crisi e della tassazione sulle Pmi. Scarsi investimenti, macigni burocratici e stretta sul credito pesano sul futuro. Rischio chiusura per moltissime imprese.
(MeridianaNotizie) Roma, 2 ottobre 2013 – La crisi demolisce le piccole imprese a Roma. Secondo un’indagine del Cna, presentata in sede stamattina in via del Commercio, l’indicatore della produzione del I semestre per le imprese nella provincia di Roma registra il -31,7%, riguardo gli ordini il -32,3%, il -40,8% per il fatturato e il 42,6% per l’utile lordo. Unico segno positivo è quello relativo all’export, +22,3%, per il quale una grande spinta è data dal settore farmaceutico. Per quanto concerne gli investimenti, il 19% delle imprese, durante il I semestre dell’anno, ha dichiarato di aver investito e solo il 15,7% prevede di farlo entro la fine dell’anno.
La tassazione pare incidere pesantemente sulla crescita delle imprese. Per il 16,3% di queste gli adempimenti burocratici assorbono una quota di lavoro compresa tra il 10 e il 15%, per il 15% delle imprese stesse una quota tra il 20 e il 25%. L’indagine rivela che il 17,5% impiega 3 mesi all’anno per il corretto adempimento degli oneri burocratici. Questi hanno notevoli costi: per il 14,5% questi assorbono un ammontare del fatturato inferiore al 5%, per il 16,5%, però, tali oneri pesano per il 25% del fatturato dell’azienda. Il vero e proprio macigno è rappresentato dalla tassazione sul reddito (IRPEF, IRES ed IRAP), che condiziona fortemente la crescita di un’impresa su due, mentre i contributi sul lavoro incidono su quella di un terzo delle stesse. A quanto risulta dalle dichiarazioni dei titolari delle imprese, la tassazione locale e sugli immobili strumentali d’impresa, l’IMU, risultano irrilevanti. E’ forte l’esigenza dell’abbassamento dell’IVA, fissare un tetto massimo di prelievo fiscale che non superi un livello posto tra il 30% ed il 40% del reddito prodotto. Gli imprenditori si augurano, naturalmente, che tutti paghino le imposte e che lo Stato garantisca ciò adottando le opportune misure.
La relazione del Cna rileva un generale pessimismo riguardo le prospettive future da parte degli imprenditori laziali. Per il 21,4% tre imprese su dieci chiuderanno entro la fine del 2013. Il 4,1% afferma addirittura che chiuderanno tutte le imprese in pochi mesi. Le imprese romane sono più pessimiste (47,7%) di quelle dell’intera provincia (43,6%) riguardo il futuro. La stretta sul credito pesa fortemente sul sistema. Su cento imprese quindici, che un anno e mezzo fa avevano un prestito, oggi non ce l’hanno più. Nella prima parte dell’anno, il 29,3% delle Pmi ha dovuto affrontare una riduzione, una richiesta di rientro e a una revoca. Il credito è sceso notevolmente in questi anni. Nel 2011 aveva credito il 56,8% delle Pmi, nel 2012 il 49,6%, a inizio 2013 il 47%. Molto difficoltoso è, per chi ha ottenuto credito, il rimborso. Il rapporto tra sofferenze e impieghi è risultato, a giugno, del 13,6%, raggiungendo quasi la media nazionale.
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