Titti Di Salvo, Ileana Piazzoni, Claudio Fava, Gennaro Migliore, deputati di Sinistra Ecologia Libertà, hanno comunicato al presidente del partito Nichi Vendola e al coordinatore nazionale Nicola Fratoianni la decisione irrevocabile di lasciare Sinistra Ecologia Libertà.Lo comunica l’ufficio stampa di Sel.
(MeridianaNotizie) Roma, 20 giugno 2014 – “Il mio ruolo di leader è da sempre a disposizione, per me si tratta di una fatica supplementare” rispetto a quella di essere presidente della regione Puglia. Così, Nichi Vendola, risponde al termine della Segreteria nazionale di Sel, a chi gli chiede se si dimetterà. “Per Sel oggi è il giorno più difficile, sono molto dispiaciuto e dico a coloro che abbandonano che è un errore politico” aggiunge Vendola.
In una lunghissima lettera Migliore motiva le sue dimissioni spiegando che è venuto il rapporto di fiducia reciproco dopo la votazione sul decreto Irpef. “Al momento del voto nel gruppo – ricorda Migliore – ho inteso rassegnare le mie dimissioni poiché non condividevo la proposta di astenerci, avanzata fin da subito dal coordinatore del partito e poi ribadita da Vendola, per poter esprimere in piena libertà il mio pensiero, ovvero che un provvedimento che contiene una misura di sostegno a 10 milioni di lavoratori, come quella degli 80 euro e altri positivi provvedimenti, dovesse far parte delle “nostre” rivendicazioni e che, se fossimo stati al governo, noi stessi avremmo promosso”. “Successivamente – prosegue Migliore – il gruppo ha votato seguendo l’indicazione maggioritaria espressa al suo interno, a parte due astensioni motivate. Tale votazione è stata prima rivendicata e poi additata come un grave errore politico, fino al punto di accusare il gruppo stesso di ‘sequestrare la linea del partito’. Mi chiedo – aggiunge – cosa si intenda per “sequestro della linea”, visto che di un singolo provvedimento si stava discutendo e che si era appena votata la sfiducia. Inoltre, vista la immediata sanzione della “gravità” del voto favorevole, resta difficilmente comprensibile il motivo per cui tutti l’abbiano votato”. “Per me si è rotto ieri un vincolo di fiducia e quindi ho definitivamente compreso quanto sarebbe stata “inagibile” una posizione politica dentro il mio partito se essa fosse stata continuamente letta alla luce di una profezia che si auto avvera. Non è giusto che tale fibrillazione permanente “disorienti” i militanti, che sono la prima risorsa di Sel, e nel corpo largo del partito. Non è nemmeno giusto che la mia posizione venga descritta da alcuni come quella di un sabotatore”, spiega Migliore che dice di non aver cambiato posizione “sulla necessità di interloquire sempre più efficacemente con il governo Renzi” nè “sul fatto che in prospettiva Sel possa essere parte di una soggettività politica unitaria” o “nel ritenere che sia questo il momento per provare a incidere, pur nella consapevolezza dei nostri oggettivi limiti, nella battaglia anti austerità, che vede l’Italia come unico paese che, dopo le elezioni europee, non ha visto crescere le forze populiste e anti europeiste”. “Ho però cambiato idea, ieri definitivamente, sulla possibilità che mie posizioni siano compatibili con l’appartenenza al nostro partito. Mi fermo prima. Prima che qualcuno mi chieda improbabili ‘riallineamenti’. Prima che alla prossima occasione di dissenso riparta il processo mediatizzato e le accuse di sequestrare la linea. Perciò rassegno le mie dimissioni irrevocabili dal coordinamento nazionale, da tutti gli organismi in cui sono stato eletto e dal partito stesso”.
“Caro presidente – scrive invece Fava nella lettera a Vendola – ti comunico la decisione di dimettermi da Sinistra Ecologia e Libertà. Una scelta dolorosa e insieme inderogabile. Dolorosa per chi, come me, ha immaginato, fortemente voluto e partecipato alla fondazione di Sinistra Ecologia e Libertà. Inderogabile per la distanza che ormai separa SEL dal suo progetto originario”. “La scelta congressuale e le decisioni di questi mesi – sottolinea il deputato – ci hanno portati ad abbandonare il terreno della nostra sfida politica naturale che era quello del socialismo europeo. Abbiamo preferito una collocazione in Europa e una pratica politica in Italia di forte arroccamento identitario. Una marginalità che ci rende inadeguati rispetto all’ambizione che c’eravamo dati: costruire una forza autonoma della sinistra impegnata in un cambiamento del paese e nella ricostruzione di uno spazio politico largo, plurale, responsabile”. Fava prosegue spiegando che “sono venute meno le condizioni per continuare questa strada insieme. Permettimi solo di chiarire, anticipando il florilegio di interpretazioni che questa decisione raccoglierà, che questa non è una scorciatoia verso altri partiti. La differenza che tu proponi oggi sui giornali tra “renziani” e “non renziani” è una semplificazione ingenerosa e grossolana. La scelta, per me, non è tra la rassegnazione a una deriva minoritaria in cui non mi riconosco più e l’adesione a un’altra forza politica: esiste anche il primato della propria coerenza e soprattutto della propria autonomia. Senza alcuna subalternità nei confronti di nessuno”.
La Redazione
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