(MeridianaNotizie) Reggio Calabria, 5 luglio 2016 – C’era una rete di fiancheggiatori a proteggere la latitanza di Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, inseriti nell’elenco dei ricercati pericolosi del Ministero dell’Interno, catturati dalla Polizia a Maropati (RC) il 29 gennaio scorso in un covo costruito in una zona di campagna. Fra gli arrestati nell’operazione “Spazio di Liberta’”, eseguita stamane dalla Polizia di Stato, ci sono, secondo gli inquirenti, coloro che curavano e gestivano la latitanza dei due boss, fungendo da “vivandieri”, assicurandone i collegamenti con gli altri membri della cosca e con i familiari, procurando loro appuntamenti con altre persone o riportando loro e per loro conto i messaggi provenienti dall’esterno dei loro rifugi o da portare agli affiliati. Sarebbero state queste stesse persone a realizzare un covo completamente mimetizzato nella fitta vegetazione, fornito di acqua corrente, energia elettrica, bagno con doccia e cucina.
Il blitz che aveva portato alla cattura di Crea e Ferraro era scattato dopo mesi di indagini condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria, con il coordinamento dei magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia della citta’ dello stretto. Nel covo, dotato di ogni comfort, c’era un arsenale d’armi, alcune cariche e pronte all’uso, composto da 8 pistole, 3 fucili ed un kalashnikov, munizionamento di vario calibro, esplosivo, detonatori. Fu sequestrato un monitor con microtelecamere collegate per la videosorveglianza esterna del nascondiglio. Le manette sono scattate stamane ai polsi di esponenti di spicco delle famiglie di ‘ndrangheta operanti nella piana di Gioia Tauro, appartenenti alle cosche degli Alvaro di Sinopoli e Crea di Rizziconi. La Polizia di Stato di Reggio Calabria e il Servizio Centrale Operativo dalle prime ore dell’alba stanno eseguendo un decreto di fermo emesso dalla Dda reggina. I destinatari delle misure devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, favoreggiamento personale e procurata inosservanza di pena. L’accusa di favoreggiamento e’ mossa, fra gli altri, a carico di Antonio Cilona, latitante appartenente alla cosca Santaiti di Seminara (RC), condannato all’ergastolo in secondo grado.
Cristina Pantaleoni